2.6 La religione e il culto dei morti
Gli Egiziani furono molto religiosi, ma di una religiosità più esteriore che intima. Dapprima essi adorarono divinità grossolane come coccodrilli, falchi, gatti, buoi. In seguito, con il raffinarsi dei costumi e delle credenze religiose, gli animali non si venerarono più per se stessi, ma come simboli di esseri superiori, molti dei quali raffigurati in sembianze miste, umane e belluine.
Le divinità principali erano la personificazione delle forze della natura che dominavano la vita del paese: il Sole, adorato a Menfi sotto il nome di Ra, a Tebe sotto quello di Ammone; il Nilo, adorato sotto il nome di Osiride, del quale il bue sacro, Api, veniva considerato l'incarnazione.
Ecco uno squarcio di un inno al Dio-Sole (Ra):
Salve, o Ra:
...
La tua bellezza rallegra i miei occhi
Ed i tuoi raggi illuminano il mio corpo sulla terra.
Quando tu navighi nella tua barca celeste
La pace si diffonde nella vastità del Cielo.
Ecco che il vento tende le vele e rallegra il tuo cuore,
Velocemente tu attraversi il Cielo.
I tuoi nemici sono sgominati
E la Pace regna a te d'intorno.
I Geni Planetari percorrendo le loro orbite
Inneggiano alla tua Gloria.
E quando tu discendi all'Orizzonte,
Dietro alle montagne dell'Ovest,
I Geni delle stelle fisse
Si prostrano a te dinanzi e ti adorano...
Grande è la tua bellezza all'alba ed al crepuscolo,
O tu, Signore di Vita e dell'Armonia dei Mondi!
Osiride, come simbolo di forza vitale, venne più tardi a identificarsi col Sole al tramonto, mentre Horus, suo figlio, era il Sole nascente. Dopo la sua uccisione da parte di Seth, il dio del deserto, e la sua resurrezione, Osiride diveniva il giudice dei morti e andava a reggere con la sposa Iside (la Luna) il regno dell'oltretomba. Gli Egiziani infatti credevano che l'anima sopravvivesse al corpo e che dovesse tornare un giorno a vivificarlo. Se però il corpo si fosse dissolto, la resurrezione non avrebbe potuto avvenire; perciò essi avevano imparato l'arte di conservare i cadaveri (mummificare). La salma mummificata veniva chiusa in una cassa e collocata nella tomba, insieme con suppellettili varie, vesti e vivande, poiché si credeva che l'anima del defunto continuasse dopo la morte le stesse abitudini che aveva in vita, compresa quella di compiere lavori manuali, quando gli dei dell'oltretomba li comandavano. I ricchi, pertanto, che in vita non erano assuefatti alla fatica usavano collocare nelle loro tombe simulacri di servi che avrebbero dovuto, in caso di bisogno, lavorare per loro. I primi simulacri di servi ebbero forma di mummie e sul petto portavano formule magiche fornite a pagamento dai sacerdoti. Una di esse, per esempio, dice così:
"O statuetta messa qui in servizio di me Rahotep, se a me si chiede qualcosa, se mi si ordina nel mondo di là qualche lavoro, tu dovrai in ogni tempo fare per me: coltivare i campi, attingere l'acqua, rimuovere la sabbia dai canali. Ogni qualvolta sono chiamato io, dovrai tu rispondere: eccomi."
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