23.6 Annibale
La scelta fu, sul momento, una fortuna per Cartagine, ma un pericolo gravissimo per Roma. La famiglia Barca nutriva per i Romani un odio mortale: si narra che Annibale, quando era ancora fanciullo, fosse stato spinto dal padre Amilcare a giurare odio eterno all'Urbe e al suo popolo. Nel 218 a. C. il nuovo comandante punico aprì le ostilità con un attacco a Sagunto, colonia greca protetta dai Romani situata a settentrione dell'odierna Valenza.
Prima di raccogliere la provocazione, che diede inizio alla seconda guerra punica, la più decisiva delle guerre affrontate da Roma, i Romani mandarono ambascerie ad Annibale e a Cartagine; ma il generale cartaginese non desistette dall'offensiva e, dopo aver espugnato Sagunto, mise in atto un piano di un'audacia grandiosa: portare la guerra in Italia per via di terra, attraverso i Pirenei, la Gallia e le Alpi. La situazione interna dell'Italia non era in quel momento una delle più favorevoli per Roma: infatti, accanto a un piccolo nucleo di Italici che avevano abbracciato la sua causa, pullulavano tante altre popolazioni (Sanniti, Umbri, Etruschi, Galli) che erano ancor piene di risentimento verso i dominatori romani e nutrivano velleità di rivincita. Annibale pensava quindi che, iniziando l'invasione dalla pianura padana, avrebbe trovato nelle popolazioni galliche degli alleati.
Torna all'indice