20.6 Coriolano
Il patrizio Caio Marzio si era acquistato il soprannome di Coriolano per aver conquistato la città volsca di Corioli. Alla guerra vittoriosa era seguito un periodo di carestia: i campi non erano stati coltivati, perché i contadini avevano dovuto impugnare le armi e perché la stagione era stata inclemente. In casi simili il Senato provvedeva acquistando grano fuori del Lazio, di solito in Sicilia, e distribuendolo gratuitamente al popolo affamato. Coriolano aveva pensato di trarre partito dalla fame per ottenere che i plebei, se volevano il grano, rinunciassero ai tribuni. La plebe forse avrebbe accettato il cambio, ma i suoi tribuni si opposero e, nonostante la reputazione gloriosa, il superbo patrizio fu chiamato a discolparsi proprio da quei tribuni che aveva tentato di sopprimere. Ma, piuttosto che presentarsi dinanzi a un tribunale plebeo, Coriolano preferì abbandonare Roma e, pieno di risentimento, si recò presso i Volsci che aveva vinto nella sua ultima campagna, mettendo a loro disposizione la sua spada. Sotto il suo comando i Volsci riportarono sui Romani clamorose vittorie. Allora, per salvare Roma dall'estremo pericolo, la madre e la sposa di Coriolano si recarono da lui per supplicarlo in favore della patria; egli cedette alle loro lacrime e rinunciò a combattere, ma in tal modo sacrificò la sua vita, perché i Volsci lo uccisero.
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