20.7 Le leggi delle XII Tavole
Come quello di Coriolano, fallirono gli altri tentativi fatti dai patrizi per abolire il tribunato; ma i plebei non si limitarono a difendere le concessioni ottenute: essi volevano che i loro diritti non venissero resi vani dal malvolere dei magistrati. A Roma infatti non esistevano ancora leggi scritte: in tal modo i giudici, che erano sempre scelti fra i patrizi, potevano interpretare la legge a loro piacere, badando soprattutto agli interessi della loro classe ed emettendo talvolta sentenze ingiuste nei riguardi dei plebei. Per ovviare a questo stato di cose, i tribuni della plebe proposero che si stendessero delle leggi scritte, nelle quali apparissero chiari i diritti e i doveri dei cittadini. Nel 451 a. C. fu dunque nominata una commissione di dieci magistrati, chiamati decemviri, alla quale fu affidato il compito di redigere un codice scritto.
Questo primo testo di leggi, detto delle XII Tavole perché inciso su dodici tavole di bronzo, fu affisso nel Foro, perché tutti ne avessero conoscenza.
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