34.6 Gli scolari di Roma antica
Lo scolaro era obbligato ad alzarsi molto di buon'ora. I galli non cantavano ancora e già i fanciulli correvano in fretta a scuola, illuminati in inverno da una lanterna. Il loro bagaglio scolastico era portato dal pedagogo, o, se il fanciullo era di buona famiglia, da uno schiavo speciale, il capsarius. Si ignora quanto tempo durasse la lezione; sappiamo soltanto che l'alunno ritornava a casa verso mezzogiorno per la colazione; poi tornava nuovamente a scuola. È probabile che le due lezioni del mattino e del pomeriggio durassero in tutto sei ore. I compiti almeno in parte si facevano sotto gli occhi del maestro. Gli alunni della stessa scuola erano divisi in sezioni, a seconda della loro età e della loro intelligenza: ogni sezione aveva a capo l'alunno migliore. Questi spiegava per il primo gli autori, rispondeva ordinariamente per il primo alle domande del maestro e lo sostituiva qualche volta. Questo onore però non gli era accordato definitivamente. I maestri di Quintiliano (scrittore del I secolo d. C.) assegnavano agli alunni di ogni sezione un componimento mensile; chi lo faceva meglio, restava a capo della classe fino al componimento seguente.
Le vacanze duravano quattro mesi, dagl'idi di giugno agl'idi di ottobre. V'erano inoltre brevi vacanze durante il corso dell'anno. Circa due mesi dopo la riapertura delle scuole, il 17 dicembre, si celebravano i Saturnali per tre giorni. Alle nostre vacanze di Pasqua corrispondevano quelle delle "Quinquatrie". Limitate dapprima a un giorno, si estesero a poco a poco e finirono per durare dal 19 al 25 marzo. Si celebrava allora la festa di Minerva protettrice di tutte le arti e le scuole onoravano in lei la loro divinità tutelare. Ogni nove giorni c'era il riposo delle "nundine". V'era ancora vacanza nelle grandi solennità religiose, e si è calcolato che, nel primo secolo avanti Cristo, quelle feste comprendevano al minimo 62 giorni. Tante vacanze non sembravano tempo perduto agli antichi. Secondo loro lo spirito umano, come la terra, doveva riposarsi per poi diventare più fecondo. "Non voglio" diceva Seneca "che voi siate sempre curvi sui libri o sulle tavolette. Guai a colui che non avesse vacanze! Egli ignorerebbe le più belle gioie della vita."
Anche nei periodi di normale lavoro non mancavano le ore del divertimento: tutti quei fanciulli riuniti assieme dovevano naturalmente giocare [...] e invano i pedagoghi tentavano di ricondurli a casa.
I loro giochi non erano sempre pacifici, le discussioni degeneravano qualche volta in risse, e le dispute in battaglie. La politica li faceva azzuffare; le rivalità dei genitori nel Foro o nel Senato dividevano i fanciulli nella scuola. Durante le guerre civili tra Cesare e Pompeo, i fanciulli furono "cesariani" o "pompeiani", e le schiere degli scolari si azzuffavano prima delle lezioni; nelle strade i ragazzi combattevano accanitamente sostituendo i pugni alle spade. I "cesariani" ebbero il sopravvento; e quel successo parve un felice presagio per la causa che essi sostenevano.
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