10.7 Gli schiavi
Usati dallo stato e dai privati, talvolta a centinaia, in casa e negli uffici, come operai nelle officine e nelle miniere, come pedagoghi, agricoltori, rematori, sorveglianti, amministratori, costituivano certamente, e più nelle città ricche e operose, una massa forte e soverchiante, che sarebbe stata pericolosa se avesse avuto coesione, ideali o l'ira di chi è troppo duramente oppresso. E per vero, sollevazioni di schiavi avvennero anche in Grecia, ma non così terribili e sanguinose come quelle che minacciarono Roma; più frequenti e temute furono quelle degli Iloti in Laconia provocate dall'oppressione più dura e favorite dall'unità di stirpe e di sorte.
Ma in generale il trattamento dello schiavo in Grecia fu più mite e umano che in Roma: pur essendo lo schiavo cosa in piena e assoluta proprietà e balia del padrone, un più diffuso senso di umanità lo difendeva da arbitri crudeli, anzi una legge ateniese puniva, non solamente l'uccisione del servo, ma anche il maltrattamento [...]
In Atene stessa e altrove il servo non si distingueva dal libero nel modo di vestire e nel nome individuale e vi godeva una libertà di atti e di parole che si rileva fin troppo nella commedia nuova, tanto che Plauto il quale la introdusse per imitazione sulla scena romana sente il bisogno nello Stichus di giustificare davanti al suo pubblico la licenza dei servi che egli mette in scena dicendo: licet hoc Athenis.
Ciò non toglie che abusi di potere vi fossero, e sevizie contro le quali il servo poteva però cercare uno scampo nei sacri asili inviolabili offerti dai santuari o nella fuga. Specialmente nel tempo di guerra era frequente la fuga dei servi e non era piccolo danno pei padroni che perdevano un capitale e un reddito talvolta elevato, cosicché si legge che ai tempi di Alessandro un certo Antimene pensò ad una società di assicurazione contro i danni delle fughe dei servi addetti agli eserciti risarcendo dietro il pagamento annuale di 8 dramme il prezzo del fuggitivo.
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Atene:
questa città, che fu il massimo centro artistico e intellettuale della Grecia, rivela anche nel nome la sua caratteristica di città "dotta". Il nome infatti deriva da Atena, la divinità greca dea della sapienza, delle scienze e delle arti, detta dai Romani Minerva. Una fantasiosa leggenda spiega l'origine del nome: essendo venuti a contesa Atena e Posidone per il possesso di questa terra, Zeus la promise a chi dei due avesse fatto al paese il dono più utile: Posidone, allora, fece scaturire dal suolo il cavallo, Atena l'albero dell'olivo, che fu giudicato il dono più utile.
Pedagogia:
l'arte e la scienza di educare l'animo dei fanciulli.
Voto:
dichiarazione della propria volontà, fatta per iscritto o a voce. Nei governi democratici la facoltà di esprimere il proprio parere (diritto di voto) è concessa a tutto il popolo. Tale diritto viene comunemente chiamato suffragio universale.