31.6 La sposa di Augusto
Livia per più di mezzo secolo fu nella casa di Augusto il genio discreto e sempre vigile dell'antica Roma. Era difficile immaginare un più perfetto modello della donna di grande lignaggio quale i Romani vagheggiavano da tanti secoli. Equilibrata, serena, virtuosa, essa si adattò senza difficoltà a tutti i sacrifici che il rango e i tempi le imposero. Non fu turbata, alterata o guasta dall'immenso potere, dall'immensa gloria, dall'immensa ricchezza del marito: nel palazzo di Augusto, ornato di perpetui lauri trionfali, a cui guardava tutto l'immenso impero dall'Eufrate al Reno, dove gli uomini più eminenti del Senato, in piccoli conciliaboli, trattavano i più grandi interessi del mondo, ella conservò le belle tradizioni di semplicità e di attività, che aveva imparate fanciulletta. La casa costruita da Augusto sul Palatino, in cui Livia passò la maggior parte della sua vita, era piccola e poco fastosa. Non un solo pezzo di marmo, né mosaici preziosi; mobili semplici; nessun lusso e sfarzo nei pranzi, a cui spesso Livia e Augusto invitavano i personaggi cospicui di Roma: solo nelle solenni occasioni si servivano sei portate, di solito tre solamente. Augusto per quarant'anni non portò mai altro che toghe tessute da Livia; si intende non proprio e non soltanto dalle mani di Livia, che pure ogni tanto non sdegnava di sedersi al telaio, ma dalle sue schiave e liberte. Ligia alle tradizioni dell'aristocrazia, Livia dirigeva anche le officine di tessitura della sua casa; pensava di contribuire anch'essa alla prosperità e alla grandezza dell'impero, misurando con cura la lana alle schiave, comparendo ogni tanto in mezzo ad esse, mentre lavoravano.
Semplicità, fedeltà, laboriosità, dedizione intera della propria persona alla famiglia e ai suoi interessi: queste virtù muliebri, coltivate per tradizione nelle grandi famiglie, rivissero tutte, tra l'ammirazione dei contemporanei, in Livia. Ma con queste virtù rivisse anche l'interessamento per la politica e il desiderio e l'orgoglio di partecipare alle vicende e alle opere del marito. Nessuno si meravigliò mai a Roma che Augusto ricorresse spesso a Livia per consiglio [...] che essa attendesse, nel tempo stesso, a vestir suo marito e l'aiutasse a governare l'impero.
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