23.2 La prima guerra punica
I Romani, dopo i successi della guerra tarantina, guardavano alla ricca Sicilia come meta immediata della loro espansione; ma anche i Cartaginesi, già installati in alcune località della parte occidentale, aspiravano al possesso dell'isola.
Da qui la guerra che si accese nel 264 a. C. con lo sbarco dei Romani in Sicilia, in aiuto dei Mamertini, mercenari ribelli a Siracusa che si erano insediati a Messina.
I Cartaginesi si schierarono con i Siracusani, i Romani a fianco dei Mamertini.
Dopo alcuni sterili successi terrestri i Romani, comprendendo che per vincere i Cartaginesi occorreva avere il dominio del mare, allestirono una flotta e nel 260 a. C., sotto il comando del console Caio Duilio, sgominarono la squadra cartaginese nelle acque di Milazzo.
Il successo fu dovuto al nuovo sistema di combattimento dei Romani: essi avevano dotato le navi di speciali ponti mobili muniti di uncini detti corvi. Al momento opportuno i corvi venivano abbassati in modo da agganciare la nave nemica: così i Romani potevano passare all'arrembaggio e combattere sulle tolde come sulla terraferma. Ciò era molto importante perché essi erano esperti nei combattimenti terrestri, ma non in quelli navali.
Nel 256 a. C. i Romani batterono nuovamente la flotta punica presso il capo Ecnomo e sbarcarono un esercito sulle coste africane, nell'intento di attaccare direttamente la grande rivale (255 a. C.).
Ma la fortuna non secondò il temerario disegno e la maggior parte dell'esercito romano, con il console Attilio Regolo, cadde prigioniera.
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