23.5 La seconda guerra punica
Per rifarsi di quanto avevano perduto nelle grandi isole tirreniche, i Cartaginesi cercarono di espandersi nella penisola iberica; insediarono presidi militari nei punti strategici più importanti, dando nello stesso tempo assicurazione ai Romani che non si sarebbero spinti a nord dell'Ebro.
Ma nel 221 a. C. il loro generale Asdrubale perì assassinato e i soldati acclamarono al suo posto Annibale Barca.
Nel ritratto che di lui traccia Tito Livio, nonostante la manifesta ostilità delle ultime righe, traspare l'ammirazione dello storico romano per le straordinarie qualità del personaggio:
"Non vi fu mai uomo disposto più di lui per natura a due cose tanto diverse: ad ubbidire e a comandare; così che non sarebbe stato facile stabilire a chi egli fosse più accetto: all'esercito o al capitano. Grande coraggio nell'affrontare i pericoli, grande accortezza nell'uscirne. Né il suo corpo poteva essere affievolito, né l'animo vinto da alcuna fatica; con la stessa indifferenza sopportava il caldo e il freddo. Regolava il mangiare e il bere secondo il bisogno naturale, non secondo il piacere. Nel dormire o nello star desto non faceva alcuna differenza tra la notte e il giorno: concedeva al sonno, non conciliato dal silenzio o dalla morbidezza delle coltri, soltanto il tempo che gli rimaneva libero dalle faccende. Più volte fu veduto dormire sulla nuda terra, ravvolto nel saio militare, tra i posti di guardia e le sentinelle. Nelle vesti non si distingueva affatto dagli altri soldati. Dei fanti e dei cavalieri era di gran lunga il primo; primo a entrare nel combattimento, ultimo, terminata la battaglia, ad uscirne. Ma tale e tante virtù erano controbilanciate da vizi non minori. Crudeltà inumana, perfidia più che punica, niente di vero, niente di santo: nessun timore degli dei, nessun giuramento, nessuna fede."
Torna all'indice