22.2 Le legioni
I soldati venivano inquadrati nelle legioni. La legione era l'unità fondamentale dell'esercito romano. Il suo ordinamento subì varie trasformazioni, ma lo schieramento base rimase, da Camillo in poi, quello su tre file, formate da dieci manipoli ciascuna: gli hastati nella prima fila, i prìncipes nella seconda, i triarii nella terza. Essi entravano nella battaglia in fasi successive: i triarii erano i veterani di maggior valore e intervenivano per ultimi, quando la battaglia richiedeva il massimo sforzo e la maggiore esperienza.
Più tardi, all'inizio del I secolo a. C., il generale romano Mario modificò la struttura della legione, sostituendo al manipolo la coorte, formata di tre manipoli, suddivisi a loro volta in due centurie ciascuno.
La legione era formata da un numero di uomini che, secondo i periodi, variò dai tremila ai seimila, ma che per lo più si aggirava fra i quattromila e i cinquemila.
Ogni legione disponeva poi di un certo numero di vèlites, cioè di soldati armati alla leggera, che avevano il compito di molestare il nemico prima del combattimento vero e proprio.
Aggregati alla legione erano anche gli squadroni di cavalleria (trecento cavalieri per ogni legione) e le truppe fornite dagli alleati (socii). Ogni legione disponeva infine di un corpo di soldati specializzati nei lavori di fortificazione e nella manovra delle macchine da guerra (fabri), che con termine moderno si potrebbero chiamare "genieri". Il comando della legione era affidato a turno a sei tribuni militum coadiuvati dai centuriones, che comandavano le centurie e i manipoli, e dai decuriones, che erano a capo degli squadroni di cavalleria.
Il comando supremo dell'esercito spettava al dux, che era in genere il console o il pretore. Egli aveva ai suoi ordini due o tre legati, cioè aiutanti di campo; il capo della cavalleria era il praefectus equitum, e il comandante del genio era il praefectus fabrum. Al quaestor era affidata l'amministrazione della cassa dell'esercito.
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