40.5 Il monachesimo e la funzione della Chiesa
Un'altra istituzione ebbe in questo periodo una benefica influenza sulla vita civile: il monachesimo.
Nel periodo delle incursioni barbariche, durante le devastazioni della guerra gotico-bizantina e gli orrori dell'invasione longobarda, molti uomini, spinti dallo sconforto e dal disgusto del mondo si erano appartati in conventi o monasteri per pregare e meditare.
Il rapido accrescersi del numero di questi religiosi, aveva reso necessaria l'istituzione di regole che disciplinassero la loro vita in comune. Erano sorti così gli ordini monastici o clero regolare, che affiancarono la loro attività religiosa a quella dei vescovi e dei preti che vivevano nel mondo, e che costituivano perciò il clero secolare.
Il maggiore di questi ordini fu quello istituito da San Benedetto da Norcia: questi, abbandonati gli agi di una vita signorile, nel 529 aveva fondato un monastero sul Monte Cassino, nel Lazio, e aveva così dato inizio all'ordine dei Benedettini.
La regola benedettina prescrive la frequenza della preghiera, l'obbedienza a un superiore, detto abate, e parecchie ore giornaliere di lavoro manuale o intellettuale (ora et labora), a seconda delle attitudini di ciascuno, allo scopo di fuggire l'ozio, considerato come "nemico dell'anima". I conventi benedettini si moltiplicarono ben presto in tutta l'Europa e divennero isole di civiltà in un mare di barbarie. Intorno ai conventi si organizzarono officine e fattorie e i monaci attesero alla coltivazione dei campi, alla bonifica dei terreni, alla costruzione di villaggi, di ospizi, di chiese; nei conventi si raccolsero ricche biblioteche e alcuni monaci si dedicarono pazientemente allo studio, alla trascrizione e alla miniatura di codici o alla stesura di cronache (cioè narrazioni degli avvenimenti del tempo); si istituirono scuole ove si commentarono gli scrittori cristiani e i classici antichi: in tal modo la cultura antica poté essere conservata all'umanità. I monaci dunque, benché appartati dal mondo, praticarono intensamente il precetto della carità, cooperando coi vescovi e coi preti, rimasti intrepidamente ai loro posti, a mitigare le calamità delle invasioni e ad aiutare le misere popolazioni.
Ma la Chiesa forse non avrebbe potuto compiere tale opera senza i mezzi materiali che molte pie persone, fidenti nella sua missione di bene, le procurarono sotto forma di donazioni e di lasciti: monasteri, vescovadi e parrocchie ereditarono così patrimoni ingenti. In particolare il patrimonio di San Pietro, ossia i beni di cui disponeva il Pontefice romano, si andò accrescendo in tale misura che in breve tempo il Papa, accanto alla sua missione spirituale di capo della Chiesa, cominciò a esercitare anche compiti amministrativi molto complessi. Da tale situazione e dal fatto che l'autorità dei funzionari bizantini nel ducato romano andava ormai decadendo, sorse la sovranità territoriale del Papato, il potere temporale, che venne sempre più affermandosi durante il secondo periodo della dominazione longobarda.
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