38.6 Le incursioni degli Unni
Questa incomposta marea di popoli si era appena placata, quando nel 451 un pericolo mortale tornò a minacciare i confini della Gallia. Dalla Pannonia, ove si erano stanziate, le orde mongoliche degli Unni, attraversata la Germania e varcato il Reno, dilagavano verso il cuore della Gallia. Nell'imminenza del pericolo, le tribù germaniche già stanziate nel paese unirono le loro forze all'esercito del generale romano Ezio, che ai Campi Catalàunici poté piegare la tracotanza di Attila, capo degli Unni, e costringerlo alla ritirata.
Battuti nella Gallia, l'anno seguente gli Unni ripresero l'offensiva a sud delle Alpi. Rovesciatisi sul Veneto con la furia di un torrente, devastata e rasa al suolo la fiorente città di Aquileia, s'avvicinarono al Po, nell'intento di proseguire la marcia fino a Roma. Ma Attila sia che temesse un attacco alle spalle da parte dell'esercito di Ezio sia che effettivamente restasse turbato dalla maestà di papa Leone I, venutogli incontro per scongiurarlo in nome di Cristo di sgombrare l'Italia, improvvisamente decise di desistere dalla sua conquista, che sembrava oramai cosa fatta, e di ritornare in Pannonia con le sue orde dove poco dopo morì.
La sua scomparsa accelerò la rovina del regno degli Unni, che gli sopravvisse appena di qualche tempo.
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