12.6 Il teatro al tempo di Pericle
La città aveva pure un altro centro spirituale, il teatro, che Pericle aprì a tutti i cittadini, incoraggiando la loro partecipazione agli spettacoli. Poiché le rappresentazioni drammatiche erano una cerimonia religiosa, esse non si svolgevano in qualunque tempo dell'anno, ma solamente durante le feste Dionisiache, in dicembre, in gennaio, e con maggiore solennità in marzo durante le Grandi Dionisiache. Inoltre esse avevano il carattere di gare, i cui premi erano messi a disposizione dallo Stato, che voleva in questo modo riconoscere solennemente l'ingegno del poeta e la bravura dei "coregi", ossia di coloro che allestivano i cori. Tale compito era assolto dai cittadini ricchi, per mezzo della onerosa, ma anche onorifica imposizione della "liturgia". Lo spettacolo, che consisteva generalmente nella rappresentazione di tre tragedie e di un dramma satiresco, cominciava di buon mattino e durava tutto il giorno, cosicché gli spettatori erano costretti a disertare il lavoro. Efficace apparve dunque la decisione di Pericle di fornire agli spettatori meno abbienti due oboli, con cui potevano pagarsi lo spettacolo. Il godimento dello spirito non era meno importante per Pericle delle attività lavorative. A queste rappresentazioni tutte le classi si trovavano associate: i poveri partecipavano come i ricchi alle emozioni e alla gioia che la poesia dei grandi tragediografi, Eschilo e Sofocle, suscitavano.
Accanto alla grandezza di Atene, essi celebravano i più nobili ideali della pietà religiosa, dell'amor patrio, dell'ossequio alle leggi, del culto per la libertà, gli stessi ideali che i cittadini trovavano alla base delle iniziative politiche del loro stratega.
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Eloquenza:
l'arte di esprimere con la parola in modo efficace e persuasivo il proprio pensiero.
Teatro:
parola derivata dal greco theáomai = "guardo"; è lo spettacolo per eccellenza presso i Greci antichi.