7.3 Le stirpi elleniche
Le diverse genti che a poco a poco penetrarono nella Grecia tra il 2000 e il 1200 a. C. appartenevano al ceppo indoeuropeo e quindi allo stesso gruppo linguistico degli Ittiti, dei Medi e dei Persiani. Secondo il mito, essi discendevano da un semidio chiamato Elleno: da lui sarebbero derivati Acheo, Ione, Eolo e Doro, i mitici progenitori delle quattro stirpi elleniche degli Achei, degli Ioni, degli Eoli e dei Dori, parlanti ciascuna un proprio dialetto.
In mancanza dì notizie sicure, gli Elleni abbellirono le origini della loro storia di favolose leggende e di miti in cui campeggiavano eroi e semidei ricchi di doti morali e di coraggio. Tra questi il più popolare fu Eracles, figlio di Zeus, le cui dodici fatiche venivano celebrate come manifestazione straordinaria di forza fisica e di generosità.
Ecco il racconto che della seconda di esse, l'uccisione dell'idra di Lerna, ha fatto lo Pseudo-Apollodoro, grammatico greco del II sec. a.C.:
"L'idra, domiciliata nella palude di Lerna, usciva spesso nella pianura a devastare i pascoli e il paese. Aveva un corpo di smisurata grandezza con nove teste, di cui otto vulnerabili ed una — quella centrale — invulnerabile. Eracles, salito subito sul carro con Jolao per auriga, giunse a Lerna e, scovata l'idra, fermò i cavalli; indi, bersagliandola con frecce infuocate la costrinse a scendere dal poggio e, mentre cercava di fuggire, riuscì ad afferrarla e a trattenerla. Ma, sebbene colpisse le teste con la clava, non riusciva ad averne ragione, perché tagliata una testa, un'altra ne spuntava. Eracles allora, dopo aver ucciso un granchio gigantesco, che per soccorrere l'idra gli aveva morso un piede, chiamò in aiuto Jolao; questi diede fuoco a una parte della vicina selva e con i tizzoni ardenti bruciò le radici delle teste, impedendo così che rispuntassero. Avendo in tal modo ottenuta la vittoria sulle teste rinascenti, Eracles, recise quella invulnerabile e la seppellì ponendovi sopra una pesante pietra, mentre, fatto a pezzi il corpo dell'idra, tinse con la bile le sue frecce."
Ad Eracles, la leggenda attribuiva pure la liberazione di Prometeo, uno dei Titani, incatenati da Efesto a una rupe del Caucaso per ordine di Zeus, geloso di lui perché aveva rapito il fuoco al cielo per donarlo agli uomini. Prometeo veniva rappresentato dal mito come il promotore del progresso umano, delle scienze e delle arti.
Le leggende narravano anche imprese collettive: la più famosa è quella cantata da Omero nei suoi poemi, l'Iliade e l'Odissea, i quali narrano rispettivamente la lunga guerra condotta dagli Achei contro Troia e l'avventuroso viaggio di ritorno di Ulisse, re di Itaca. Attraverso questi poemi la leggenda comincia a saldarsi con la storia.
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