36.4 Sacrificio di Gesù
Mentre le folle seguivano Gesù, affascinate dalla Sua parola, e molti, convinti dai Suoi miracoli, credettero fermamente che Egli fosse il Figlio di Dio mandato sulla terra a redimere gli uomini, i sacerdoti e i Farisei, ossia coloro che osservavano alla lettera le antiche tradizioni giudaiche, non vollero riconoscere in lui il Messia preannunciato dai profeti.
Per tutti costoro il Messia avrebbe dovuto apparire come un potente monarca capace di liberare gli Ebrei dalla dominazione romana; Gesù invece parlava di resurrezione spirituale e proclamava: "Il mio regno non è di questa terra".
Gesù venne accusato di sconvolgere l'ordine sociale e di infrangere la tradizione religiosa e fu giudicato reo dal Sinedrio di Gerusalemme, composto dai maggiorenti ebraici. La condanna venne confermata dal procuratore romano della Palestina, Ponzio Pilato, che, sebbene fosse convinto di colpire un innocente, si lasciò persuadere per debolezza di carattere.
Così Gesù, con una corona di spine sul capo, curvo sotto il peso della croce, tra le derisioni e le beffe del popolo ignorante, salì la collina del Gòlgota o Calvario. Morì crocifisso, pregando per i suoi nemici, secondo la legge dell'amore e del perdono che aveva insegnato agli uomini.
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