38.5 Stanziamenti barbarici in Occidente
I primi a varcare i confini dell'impero furono i Visigoti. Questi, come abbiamo visto, avevano costretto Teodosio ad accoglierli nella Mesia in qualità di federati e di là avevano cominciato a correre in lungo e in largo la penisola balcanica e la Grecia; finché nel 402, guidati da Alarico, presero la via dell'Italia. A Pollenzo furono battuti dall'esercito di Onorio, comandato dal prode generale di origine barbarica Stilicone; ma qualche anno più tardi, ucciso Stilicone per ordine di Onorio, che era geloso del prestigio che questi andava via via acquistando, i Visigoti si spinsero fino a Roma e nel 410 la misero a sacco, infrangendo il mito di invulnerabilità che per otto secoli, cioè dalla calata dei Galli, era durato intatto ed affrettando ulteriormente la rovina della città.
Il fatto, come ben si può immaginare, destò una profonda eco in tutto il mondo civile.
Ecco l'invocazione che il gallo Namaziano rivolge in quella occasione a Roma, riconfermando la fede, rivelatasi purtroppo fallace, nella ripresa della città eterna:
"Gli antenati della nostra stirpe sono Venere e Marte la madre dei discendenti di Enea e il padre dei discendenti di Romolo. Le due divinità si uniscono in te: da ciò la gioia che tu trovi nel combattere e nel perdonare, nel domare quelli che temi e poi nell'amare quelli che hai domato. [...]
Tu hai dato a popoli diversi una patria comune; tu offri ai vinti di condividere i tuoi diritti, tu hai fatto del mondo intero una sola cittadinanza.
Alza gli allori che cingono le tue chiome [...] È tuo costume di credere nella vittoria nel momento stesso della sconfitta. Ad esempio del Cielo, le perdite che subisci ti arricchiscono: poiché gli astri fiammeggianti non si coricano che per rialzarsi di nuovo e la luna non termina il suo corso che per ricominciarlo.
La vittoria dell'Allia non ha impedito a Brenno di subire il castigo; il Sannita ha espiato con la schiavitù il fatto crudele che t'aveva imposto; Pirro, tante volte vittorioso, è fuggito dinnanzi a te; lo stesso Annibale ha pianto le sue vittorie [...]
Tu diventi grande nelle sventure: esse preparano la tua risurrezione."
Da Roma i Visigoti, sempre assetati di conquiste, proseguirono per la Calabria, dove Alarico morì. Il suo corpo, ritto a cavallo e armato di tutto punto, fu sepolto, dopo che erano state deviate le acque, nel letto del fiume Busento.
Risalita la penisola, i Visigoti andarono poi a stanziarsi nella Gallia meridionale, dove si urtarono con altri popoli germanici che qualche anno prima, superate le barriere del Reno, si erano spinti in direzione dell'Atlantico: i Vandali e gli Svevi.
I Vandali, premuti dal sopraggiungere dei Visigoti, si spostarono verso la Spagna meridionale (Andalusia) e, più tardi, in Africa, dove fondarono un fiorente Stato.
Gli Svevi si rifugiarono nelle regioni nord-occidentali della penisola iberica, lasciando in mano ai Visigoti quasi tutta la Spagna, che, riunita alla regione posta immediatamente a nord della catena dei Pirenei, formò un forte regno con capitale Tolosa.
Quasi nello stesso tempo, nella parte orientale della Gallia, intorno alla vallata del Rodano, si organizzò il regno dei Burgundi, mentre gli Alamanni fissarono la loro sede nei paesi posti alla sinistra del medio corso del Reno.
Pochi anni dopo anche le regioni corrispondenti alla Gallia settentrionale e all'attuale Belgio furono invase da altre forti tribù germaniche, quelle dei Franchi.
In tal modo l'Africa, la Spagna e la Gallia, eccettuato qualche breve tratto di territorio, restarono completamente in balìa dei barbari. Le poche legioni romane che ancora presidiavano la Britannia furono poco dopo richiamate, e sull'isola rimasta indifesa non tardarono a sbarcare altri popoli germanici: gli Angli e i Sassoni.
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