32.5 Nerone
Nei primi anni di regno, Nerone (54-68 d. C.) destinato a restare nei secoli come l'emblema della più funesta ferocia, governò saggiamente col consiglio del filosofo Seneca, suo maestro, e dell'onesto Burro, prefetto del pretorio. Ma in seguito si macchiò di nefandi delitti: fece uccidere la madre Agrippina; impose il suicidio a Seneca; mandò a morte il poeta Lucano e molti esponenti dell'aristocrazia senatoria. Nel 64 pare ordinasse l'incendio di alcuni quartieri di Roma allo scopo di creare la scena adatta alla recitazione di un poema da lui composto sulla caduta di Troia. Impaurito, però, dalle mormorazioni popolari, gettò la colpa dell'incendio sui Cristiani. Migliaia di innocenti vennero così mandati a morte. Durante queste crudeli persecuzioni subirono il martirio anche i Santi Pietro e Paolo. Alla fine Galba, un generale che comandava le legioni di Spagna, si diresse su Roma, deciso a schiacciare il tiranno; Nerone, dopo aver tentato di fuggire, si fece uccidere da uno schiavo. Con lui si estinse la dinastia Giulio Claudia.
Torna all'indice