39.8 Profilo di Giustiniano
Il contadino di Macedonia salito sul trono dei Cesari fu veramente l'ultimo dei grandi imperatori romani. Due idee fondamentali ispirarono la sua politica: l'idea imperiale e l'idea cristiana. Giustiniano ebbe la grandiosa ambizione di ricostituire l'Impero romano nella sua integrità e riuscì effettivamente a riconquistare la maggior parte delle province perdute in Occidente e a fare ancora una volta del Mediterraneo un lago romano. Egli volle essere, d'altronde, la legge vivente, l'incarnazione più completa del potere assoluto, il legislatore impeccabile, e la sua opera legislativa continuò, non senza gloria, quella dei grandi giureconsulti romani. Giustiniano si affrettò, d'altra parte, a ristabilire l'intesa con il papato e, considerandosi il rappresentante di Dio sulla terra, si attribuì la missione di difendere e di proteggere la fede cristiana: perseguitò dunque duramente gli eretici ed intervenne in tutti gli affari della Chiesa che egli governò dispoticamente. Con questa politica, Giustiniano diede all'Impero romano d'Oriente un prestigio senza pari nel mondo del VI secolo e Santa Sofia, che egli fece costruire e decorare sontuosamente, resta ancor oggi il simbolo magnifico della sua potenza e della sua gloria.
Trascurando però troppo l'Oriente senza curarsi dei pericoli che minacciavano l'Impero da questa parte, spossando nelle sue imprese le risorse finanziarie e militari della monarchia, Giustiniano fece senza dubbio all'Impero più male che bene: l'imperatrice Teodora vedeva forse più chiaro che non il suo imperiale marito allorché si sforzava di porre fine alle controversie religiose [...] Alla sua morte [...] la situazione dell'Impero era deplorevole: in Asia la minaccia persiana diventava di giorno in giorno più temibile, in Europa l'invasione degli Avari costituiva un altro pericolo; le finanze erano esauste, l'armata ridotta quasi a nulla.
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