14.11 Filippo e la Grecia
I successi di Filippo furono dovuti anzitutto all'unità di vedute, alla rapidità di esecuzione e alla logica dei suoi atti. Fatti, questi, che sfuggirono alla attenzione dei Greci sino al giorno in cui fu troppo tardi per opporvisi. Mentre gli Ateniesi erano assorbiti dalla rivalità dei loro alleati, mentre tutta l'attenzione dei Tebani era concentrata sulla guerra santa, mentre gli Spartani si sforzavano invano di riconquistare la loro supremazia sul Peloponneso; Filippo allargò le sue frontiere ad est e a sud in tal modo che le montagne della Filippia gli procurarono miniere d'oro, le coste della Macedonia gli aprirono un accesso al mare, e la conquista di Metona gli offerse uno sbocco nella Tessaglia. In quel momento, i Tessali - minacciati dai Focesi - gli domandarono aiuto. Egli accorse, occupò le città della Tessaglia col pretesto di difenderle meglio, e si preparò ad inseguire i Focesi sino nel loro territorio, attraverso le gole delle Termopili. Solo allora i Greci apersero gli occhi. [...] Atene, sotto la guida di Demostene, intraprese una lotta per salvaguardare la propria impotenza [...].
Bisogna riconoscere che Demostene - portaparola del partito anti-filippico - impiegò tutto il suo valore e tutti i mezzi più atti a sventare i piani del monarca nemico, [...]. Pure la storia ci offre poche figure così rattristanti come quella del grande oratore ateniese. Egli conobbe male il suo tempo, il suo popolo, i suoi avversari e anche se stesso. La sua vita e le sfibranti conseguenze del suo errore fondamentale non ebbero altro risultato che di rendere più vasto e più clamoroso il trionfo del Macedone. Anche la vittoria totale della Macedonia non gli fece capire il proprio errore: accecato dall'amor proprio [...] egli continuò ad accarezzare le sue antiche chimere senza vedere ch'egli stesso era un sopravvissuto [...].
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