26.5 La guerra contro Giugurta
La corruzione del ceto sociale dominante si rivelò appieno nella guerra condotta contro Giugurta, usurpatore del trono di Numidia ai danni dei discendenti diretti di Massinissa, l'antico alleato dei Romani nelle guerre puniche.
Gli emissari di Roma, mandati a condurre un'inchiesta (111 a. C.), si erano lasciati corrompere dall'oro di Giugurta e lo stesso aveva fatto, successivamente, il console Calpurnio Bestia che, inviato in Africa con un esercito per combattere l'usurpatore, aveva accettato di trattare la pace.
L'opinione pubblica romana richiese a gran voce giustizia; il Senato non ratificò la pace e mandò in Africa il console Cecilio Metello, generale valente e incorruttibile.
Ma sembrando a Roma che le operazioni si svolgessero troppo lentamente, il comando supremo fu affidato a un antico luogotenente di Metello, Mario, che nel frattempo, malgrado fosse di origine plebea era stato eletto console.
Da quel momento le operazioni furono condotte celermente e il re barbaro, tradito dal suocero Bocco, guadagnato alla causa romana dalle promesse dell'abile Silla, luogotenente di Mario, fu sconfitto e portato prigioniero a Roma (105 a. C.), dove morì poco dopo.
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