33.8 Il Cristianesimo trionfa
Pochi mesi dopo, Costantino s'incontrò a Milano con Licinio, che reggeva le province orientali, e da qui promulgò il seguente Editto (313) col quale si riconosceva la libertà di culto e si permetteva ai Cristiani di professare liberamente la loro religione, di riaprire le chiese e di conseguenza questo atteggiamento segnava la fine delle persecuzioni e la restituzione alle comunità cristiane degli arredi sacri e dei beni confiscati per ordine di Diocleziano.
Il testo è ripreso da Eusebio:
"Noi, Costantino e Licinio Augusti, ci siamo riuniti a Milano per discutere quanto concerne il bene e la sicurezza dello Stato. Tra tutti i problemi relativi appunto al vantaggio e alla pace della maggioranza, abbiamo deciso di definire innanzi tutto quello del culto da prestare alla divinità. In questo modo intendiamo dare anche ai cristiani oltre che a tutti gli altri la piena libertà di praticare la religione prescelta. Dal suo celeste trono la divinità si manifesti ben disposta e favorevole a noi e ai nostri sudditi. Eliminate tutte le clausole limitative che nei nostri precedenti decreti erano state poste per i cristiani, riteniamo giusto che chiunque voglia abbracciare la fede cristiana, possa farlo con sicurezza, senza timore che lo si perseguiti o lo si ostacoli. Anche per tutti gli altri riconosciamo il diritto di praticare il proprio culto. Tale diritto, in nome della pace del nostro tempo, può essere esercitato con la più assoluta libertà: in fatto di religione, ciascuno scelga quella che più gli aggrada. Da parte nostra vogliamo evitare offese a qualsiasi culto, in modo che nessuno si senta provocato."
Con l'Editto di Milano il Cristianesimo non divenne ancora la religione dello Stato; tuttavia da quel momento l'impero pagano si può considerare finito. Costantino aveva compreso che il Cristianesimo era ormai l'unica forza morale capace di tener in vita l'impero e che sarebbe stato inutile opporsi ad uno stato di cose che, non solo gli alienava la simpatia della maggior parte dei suoi sudditi, ma anche che minacciava di indebolire ulteriormente lo Stato.
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