40. Calano i Longobardi: l'Italia perde l'unità politica
40.1 Invasione dei Longobardi
I nuovi invasori, i Longobardi, che nel 568 calarono dalle Alpi Giulie, non erano molto numerosi - gli uomini atti a portare le armi si aggiravano intorno ai duecentomila - ma erano più feroci e primitivi dei confratelli germanici scesi in Italia prima di loro: questo perché, dal momento in cui avevano lasciato le originarie sedi scandinave, non avevano mai avuto occasione di incontrarsi durevolmente con popoli più civilmente progrediti.
Dalla Pannonia (odierna Ungheria), dove per un certo tempo si erano arrestati, i Longobardi giunsero in Italia attraverso le regioni occupate dalle popolazioni germaniche dei Gèpidi, che furono da loro vinte e soggiogate. Le scarse milizie bizantine, non aiutate dalle popolazioni italiane, dovettero piegare di fronte all'invasione e si ritrassero nelle zone costiere; là infatti potevano essere facilmente rifornite dalle loro flotte che non temevano rivali sulle acque del Mediterraneo.
I Longobardi occuparono il Veneto, la valle padana e parte dell'Italia centrale; i Bizantini mantennero il possesso della Liguria, del Lazio, dell'Italia meridionale, delle isole, delle coste adriatiche e del territorio intorno a Ravenna. Quest'ultimo venne designato da quell'epoca col nome di Romania o Romagna, che indicava la continuità della dominazione imperiale, in contrapposizione al nome di Longobardìa dato alle regioni conquistate dai Longobardi; il nucleo principale di esse era costituito dall'odierna Lombardia, nella quale si trovava la capitale del regno longobardo: Pavia.
I possessi bizantini dell'Adriatico rimasero collegati a quelli tirrenici del Lazio da una sottile striscia di territorio; a sud di essa si insinuarono nuclei di Longobardi che andarono a formare i ducati di Spoleto e di Benevento, stretti tra i domìni bizantini e isolati dalla restante Italia longobarda.
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