32.16 Uomini e dinastie
L'impero sorse da lotte politiche fra i membri dell'aristocrazia romana culminate nelle guerre civili. La prima dinastia aveva salde radici nella storia della repubblica, poiché attraverso Augusto, il pronipote adottato da Giulio Cesare, discendeva dalla famiglia patrizia dei Giuli e attraverso Tiberio, figliastro e figlio adottivo di Augusto, dai Claudi, che risalivano indietro nel tempo fino alla Roma dei re. Nelle loro personalità e nel loro modo di vivere, che ci sono ben noti grazie alle pagine di Tacito e di Svetonio, i Giuli-Claudi mostrarono, ciascuno a modo suo, la vanagloria, la brutalità, la lussuria e l'eccentricità proprie della nobiltà romana, di cui erano l'ultimo prodotto. Quando divenne imperatore Flavio Vespasiano, che era allora il comandante nella guerra contro gli Ebrei, ebbe inizio una nuova dinastia. Egli era un senatore della prima generazione; il padre era stato un esattore delle imposte e un usuraio, il nonno materno un eques e uno zio materno senatore. L'ascesa al trono di una modesta famiglia borghese italica, come sottolinea Tacito, recò con sé un significativo cambiamento nel clima sociale di Roma. Il rigore all'antica di Vespasiano e la sua avversione per il lusso e la magnificenza diedero il tono a tutta la società; inoltre dalle città italiche e dalle province furono attratti altri uomini del suo stesso stampo, la cui "parsimonia domestica" non venne alterata dal successo e dalla fama. Nel complesso Vespasiano mantenne rapporti semplici e non formali con il Senato, cercò, evidentemente con successo di rimettere ordine nel caos finanziario provocato dalle folli spese degli imperatori e dalla guerra civile, ma non riuscì ad evitare del tutto una fama di cupidigia e di parsimonia poco dignitose. L'attore che secondo un antico costume recitò la parte del defunto al suo funerale, chiese agli incaricati quanto sarebbe costato, e replicò: "Datemi il denaro e gettate il cadavere nel Tevere".
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Filosofo stoico:
lo stoicismo era una scuola filosofica greca che prese il nome dalla parola stoà (= portico): infatti il suo fondatore, Zenone, incominciò a insegnare in Atene, all'inizio del III secolo a. C., sotto il cosiddetto "portico variopinto". I suoi seguaci furono chiamati "stoici", cioè "quelli del portico". Secondo la dottrina stoica l'uomo non deve lasciarsi turbare dal dolore e deve disprezzare i piaceri e i beni materiali.