11.2 Prima guerra persiana
Alcune di queste colonie sottoposte a una continua pressione da parte dei Persiani, avevano dovuto accettare una specie di protettorato, destando così nelle città elleniche della madre patria e soprattutto in Atene, una grande apprensione sia per la sorte dei loro commerci sia per il mantenimento della loro indipendenza. Perciò, quando la ionica Mileto innalzò la bandiera della rivolta contro l'oppressione persiana, non solo tutte le città consorelle deìl'Asia fecero causa comune con lei, ma anche Atene inviò in suo soccorso la flotta da guerra. Con tale decisione la città attica si poneva in prima linea nella difesa della civiltà greca contro la minaccia barbarica.
Dario, re dei Persiani, dopo cinque anni di lotta, domò la rivolta delle colonie ioniche; poi si volse contro la Grecia e nel 409 a. C. fece sbarcare sulle coste dell'Attica un potente esercito.
Una prima spedizione, iniziata nel 492 a. C., non ebbe successo: l'esercito di terra, diretto in Grecia attraverso la Tracia e la Macedonia, fu ostacolato dalle guerriglie delle popolazioni locali; la flotta, poi, fu gravemente danneggiata da una tempesta nei pressi del Monte Athos.
Ma due anni dopo, Dario ordinò lo sbarco sulle coste dell'Attica. Atene, minacciata direttamente, mise in campo un esercito di diecimila opliti, cui si aggiunsero mille uomini della città di Platea.
L'urto fra Greci e Persiani avvenne nella pianura di Maratona (490 a. C.); i Greci, comandati da Milziade, riuscirono a sfondare lo schieramento nemico e a costringere Dario a riprendere il mare.
Con la vittoria di Maratona Atene colse i suoi primi allori militari, emulando Sparta le cui truppe giunsero a cose finite.
"A Maratona nell'Attica - così scrive Pausania nella Descrizione della Grecia, I, - approdarono i barbari; qui furono sconfitti e nel rimbarcarsi perdettero parecchie navi. Nella pianura vi è il cimitero degli Ateniesi caduti in quello scontro e sui cippi sono scritti i nomi dei morti, uno per uno, tribù per tribù. Vi è pure un altro cimitero per i caduti di Platea della Beozia e per i servi, che in quell'urgenza combatterono per la prima volta anche i servi. A parte, da solo, sta il monumento di Milziade. Quivi ogni notte si odono cavalli nitrire, uomini battagliare; né il fermarvisi apposta ha mai servito ad alcuno per chiarire il fatto. Chi poi, senza nulla sapere, si imbatte a caso in quegli spiriti, non ne ha mai avuto danno veruno. I Maratonii professano gran rispetto per i morti di quella battaglia, considerandoli tutti eroi. Essi venerano Maratone, che diede il nome al paese, ed Ercole a cui si vantano di aver, primi tra i Greci, tributati onori divini."
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