24.2 Vittorie di Scipione e morte di Asdrubale
La ripresa di Roma fu dovuta in gran parte alla valentìa dei suoi capi, sopra i quali spicca Publio Cornelio Scipione. Questi nominato a soli ventiquattro anni comandante delle truppe romane nella penisola iberica, strappò ai fratelli di Annibale, quasi tutta la Spagna. Asdrubale allora, ripetendo la marcia del fratello, calò in Italia attraversò i Pirenei e le Alpi nell'intento di portare soccorso ad Annibale, che in quel tempo si trovava in Apulia. Ma sulle rive del Metauro il suo esercito fu sorpreso e distrutto dai consoli Livio Salinatore e Tiberio Claudio Nerone (207 a. C.). La testa di Asdrubale, perito nella strage, fu trasportata in Apulia e gettata nel campo di Annibale come macabro annuncio di sconfitta. Il condottiero cartaginese, allora, nell'impossibilità di riprendere l'offensiva, si ritirò nell'estrema punta della Calabria donde nel 202 a. C. salpò per l'Africa, richiamato urgentemente in patria.
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