8.13 I giochi olimpici
Nel territorio dell'Elide, situata nella parte più occidentale del Peloponneso, sorgeva, sin da epoca antichissima, la città di Olimpia. A una decina di chilometri dal mare, in una verde valle, sulla riva destra del fiume Alfeo, si ergevano una serie di templi sacri alle maggiori divinità dell'antica Grecia: su tutti dominava, grandioso e splendido, il tempio di Zeus che racchiudeva, nel fondo della navata centrale, la celeberrima statua del dio, opera immortale dello scultore Fidia, considerata come una delle sette meraviglie del mondo.
Olimpia era una città sacra per eccellenza, mèta di incessanti pellegrinaggi di devoti che giungevano da ogni parte della Grecia; e per questa sua caratteristica era una città abitata quasi esclusivamente da sacerdoti e da persone che curavano la conservazione dei templi. Si animava e si vivificava solo una volta ogni quattro anni quando decine e decine di migliaia di persone, non solo greche, si affollavano per le sue strade silenziose e quiete per assistere ai più antichi e più importanti giochi panellenici: i giochi olimpici. [...]
Solo i Greci liberi potevano battersi per gli allori olimpici: le donne erano escluse dalle competizioni; non solo, ma le maritate non potevano nemmeno assistervi, eccetto la sacerdotessa addetta al culto della dea Demetra, che aveva un posto nello stadio sempre a sua disposizione. Le donne nubili, alle quali l'ingresso era concesso, preferivano quasi sempre rinunciare [...]
A mano a mano che si avvicinava il giorno dell'inizio dei giochi, folle sempre più numerose di spettatori giungevano a frotte, talvolta dopo settimane di difficile e duro cammino; la pianura intera brulicava di attendamenti di fortuna, di improvvisati banchi di vendita, dove i più astuti organizzavano un proficuo commercio di generi commestibili, di bevande, di cavalli, di tessuti. Agli angoli delle piazze, sui prati, acrobati e giocolieri attiravano turbe di curiosi, mangiando il fuoco, ingoiando spade, giocando con piatti, palle, uova; gli eterni divertimenti dei grandi pubblici che gremiscono le fiere paesane e cittadine.
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Antropomorfismo:
tendenza a rappresentare la divinità sotto forma umana. Tale tendenza si riscontra soprattutto nella religione degli antichi Greci e Romani per i quali gli dei hanno tutti i pregi e i difetti che sono propri dell'uomo.
Democrazia:
forma di governo in cui tutto il popolo (dèmos in greco) esercita il potere o direttamente o per mezzo dei rappresentanti da lui eletti.
Oligarchia:
forma di governo in cui il potere è nelle mani di pochi (olìgos in greco). Poiché generalmente questi "pochi" erano anche i cittadini più illustri, migliori (àristos in greco) o per nascita o per ricchezza, questa forma di governo fu detta anche aristocrazia.
Tiranno:
per i Greci non ebbe il significato odioso che riveste per noi moderni; significava infatti semplicemente "signore" e tirannide "regime di uno solo, del signore". Siccome però molti tiranni finirono per abusare del loro potere, commettendo ingiustizie e crudeltà contrarie a ogni legge umana e divina (vedi Dionisio, tiranno di Siracusa) questo nome passò a significare "signore dispotico e oppressivo".
Tribù:
ordinamento sociale primitivo composto di più famiglie unite da vincoli di sangue e soggette ad un capo comune.