40.6 Il potere temporale del Papato
Dopo la scomparsa di Teodolinda e di Agilulfo il regno longobardo tornò a essere agitato da lotte intestine.
Nel 643 però il re Rotari emanò un Editto che segna un passo avanti verso condizioni più ordinate di vita e rivela qualche influenza del diritto romano.
Eccone alcuni articoli nei quali tuttavia risulta con chiarezza quanto fosse rozza e primitiva la società del tempo seguita alla conquista longobarda:
"Se qualcuno avrà prodotto una piaga nel capo di un altro in maniera da rompere la sola cute, darà un risarcimento di soldi 6. Se avrà prodotto 2 piaghe darà 12 soldi. Se le ferite saranno tre, darà soldi 18. [...]
Se uno costruisce un mulino in terra d'altri e non può dimostrarne la proprietà perderà il mulino e tutta la sua fatica; ne verrà in possesso chi risulta essere il proprietario del terreno o della sponda: infatti tutti hanno il dovere di conoscere ciò che è proprio e ciò che è di un altro. [...]
Se qualcuno ha assunto operai per un lavoro e avvien per disgrazia che uno di essi muoia annegato o colpito dal fulmine [...] o anche di morte naturale non si pretenda alcun risarcimento da chi ha assunto o richiesto l'operaio: basta che l'uomo non muoia per colpa di chi l'ha assunto o dei suoi dipendenti. Se poi uno di costoro viene ucciso o ferito, il risarcimento spetta a chi l'ha ucciso o ferito. [...]
Se un marito ha ucciso la moglie e questa per legge non era meritevole di morte, paghi 1200 soldi: versi una metà dei soldi ai parenti che la diedero al marito e l'altra metà al sovrano. [...]"
Tuttavia, finché durò la dominazione longobarda, l'Italia non ebbe pace, perché, quando si calmavano le lotte tra i duchi, si accendevano quelle contro i Bizantini; i re longobardi aspiravano infatti a unificare la penisola sotto il loro scettro, ma non riuscirono mai ad attuare tale progetto.
Nel 728 si accese una controversia religiosa tra il papa Gregorio II, e l'imperatore di Costantinopoli, Leone III Isàurico. Il re Liutprando, cattolico fervente, col pretesto di sostenere le parti del papato, si avanzò col suo esercito nel ducato romano nell'intento di strapparlo ai Bizantini e di aprirsi la via alla conquista dell'Italia meridionale. Ma un tale piano non poteva garbare al Papa, che si sarebbe trovato alla mercé dei Longobardi e avrebbe perso l'indipendenza, di cui di fatto, godeva.
Papa Gregorio II, allora, usò del proprio ascendente su Liutprando per persuadere il re, non solo a ritirarsi dal Lazio, ma addirittura a donargli il Castello di Sutri e la vallata circostante: fu questo il primo possesso territoriale del Papato (728).
Negli anni seguenti i territori soggetti alla sovranità papale andarono continuamente ampliandosi, fino a comprendere in meno di un secolo quasi tutti i domìni bizantini dell'Italia centrale. Tale ingrandimento fu il risultato di ripetute donazioni fatte dai re franchi ai quali il Papa chiese aiuto contro i Longobardi. Questi infatti, dopo la morte di Liutprando, ripresero il progetto di unificare l'Italia, e sotto il re Astolfo occuparono l'esarcato, minacciando di spingersi nuovamente su Roma.
Il papa Stefano II si recò allora in Francia per sollecitare l'intervento del re dei Franchi, Pipino, che, come vedremo, aveva ottenuto il trono proprio per l'appoggio del Papa. Pipino scese due volte in Italia e costrinse Astolfo a desistere dai suoi tentativi; pretese anzi che il re longobardo donasse al Papa le terre bizantine che aveva occupato.
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