9.3 La costituzione spartana
Licurgo fu il leggendario legislatore che verso il secolo IX diede alla città la sua prima costituzione. Egli pose a capo dello Stato due re di diverse dinastie, che si sorvegliavano a vicenda, e limitò i loro compiti a funzioni religiose e militari. Assegnò invece la massima autorità politica alla gerusìa, cioè a un'assemblea composta di ventotto geronti o anziani, eletti a vita tra gli spartiati più nobili e ricchi.
L'assemblea popolare, o apella, alla quale potevano appartenere tutti gli spartiati dai trent'anni in su, esercitava il diritto di eleggere i membri della gerusìa; ma nel campo delle deliberazioni politiche più importanti la sua influenza era minima.
In seguito, il potere dei geronti venne limitato dall'istituzione degli èfori, eletti dall'apella e scelti fra tutti gli spartiati. Essi erano in numero di cinque, rimanevano in carica un anno e avevano il compito di sorvegliare l'operato dei re e dei geronti. In ogni caso però il potere fu sempre esercitato da una classe ristretta di persone: gli spartiati (governo oligarchico).
A Licurgo si attribuivano anche riforme economiche che avevano di mira soprattutto l'interesse collettivo e dello Stato. Operò secondo quanto asserisce Plutarco nel brano che qui riportiamo:
"La divisione dei campi perché togliendo la povertà e la ricchezza sarebbero venute a cessare l'invidia, l'insolenza, il lusso, con molti altri mali. Fece pertanto delle terre di Laconia 30.000 parti [maggiori per gli uomini, minori per le donne], dalle quali ciascuno avrebbe ritratto in orzo e frutta quanto era sufficiente per vivere [...]. Tentò anche di dividere in parti eguali gli oggetti mobili, ma poiché gli parve che ciò sarebbe troppo dispiaciuto ai suoi concittadini, pensò meglio di tenere altra via, combattendo prima di ogni altra cosa quella cupidigia che ciascuno aveva di possedere più degli altri. E tolto ogni valore all'oro e all'argento, mise in corso monete di ferro di poco valore, di tanto peso e di tanto volume, che a portar dieci mine ci voleva un paio di bovi, e a volerle serbare in casa si sarebbe empita quasi una stanza. E con questo mezzo allontanò da Sparta molte specie di iniquità; poiché chi avrebbe voluto rubare, o lasciarsi corrompere, o in qualunque modo rapire ciò che non era possibile di nascondere? E così si venne a togliere via, come inutili, le arti del bello non essendovi con che pagarle, giacché gli altri Greci dispregiavano la moneta di ferro; onde non si poteva comprare alcuna merce straniera preziosa, né vi era nave mercantile che entrasse nei porti degli Spartani; né si trovava in tutta la città retore, o ciurmatore, o artefice in oro e in argento. Questo però si ottenne: che lasciati i lavori inutili, 1'eccellenza dell'arte si mostrò nelle cose necessarie."
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