6.7 La religione
Nei tempi più antichi i Persiani furono idolatri e praticarono la barbara usanza di esporre i cadaveri dei loro morti su alte torri perché fossero divorati dagli avvoltoi. Ma col progredire dei costumi essi accolsero la spirituale dottrina predicata dal saggio Zaratustra, detto dai Greci Zoroastro (VII secolo a. C.).
Secondo Zaratustra, la vita terrena è dominata dalla lotta continua fra Ormuz, dio del Bene, e Arimane, dio del Male. Tutti gli uomini devono contribuire al trionfo del dio del Bene su Arimane, che si concluderà con la risurrezione dei morti e la ricompensa a ciascuno secondo i meriti acquistati in vita. Questa religione, detta Mazdeismo da Ahura Mazda, secondo nome di Ormuz, ha un alto valore morale e si avvicina in alcuni punti allo spirito del Cristianesimo.
I Persiani non pagavano tasse. I Persiani liberi [leggi "nobili"] avevano come solo dovere ed onore quello di portare le armi e occuparsi di agricoltura e allevamento. Formavano il nucleo dei quadri dell'esercito e delle guarnigioni sparse nelle varie satrapie e fra di loro si reclutavano i funzionari dell'amministrazione civile. Quella di guerriero e agricoltore erano funzioni concentrate nella stessa persona, che si occupava dell'una o dell'altra secondo le circostanze. Il lavoro forzato — data l'economia di tipo schiavistico — era la norma. I lavori di costruzione, per esempio, non erano eseguiti da Persiani e comunque sappiamo, dall'iscrizione relativa, che i lavori per il palazzo imperiale di Susa furono eseguiti da rappresentanti di tutti i popoli dell'impero: Egiziani, Greci, Babilonesi, Siriani, Lidi, e anche Medi. Solo i Persiani non sono nominati nella iscrizione e probabilmente fungevano da supervisori. Il re, appoggiandosi sull'esercito, godeva di un potere illimitato: tutti, anche i nobili, erano "schiavi" [bandaka] del re; egli era circondato da grande sfarzo e da un complesso rituale in buona parte preso in prestito da quello babilonese ed egiziano. Era protetto da diecimila guardie del corpo, i famosi "immortali" [...] Vestiva un manto purpureo intessuto d'oro, in capo aveva una maestosa tiara incrostata di gemme ed era assiso su un prezioso trono: avanti a lui era d'obbligo la prostrazione fino a terra. Ma, secondo la tradizione religiosa anticopersiana che dava importanza sacra all'agricoltura, il re talora non disdegnava i semplici lavori agricoli [...]
Uno dei passatempi preferiti dai re e dai nobili era la caccia, in quegli immensi parchi recinti da mura che si chiamavano paradisi [...] I tipici giardini persiani [...] sono dei recinti rettangolari, attraversati da quattro ruscelli in croce, e a un giardino persiano si ispirò certo l'autore del primo libro del "Genesi" nel descrivere il "paradiso terrestre" con i quattro fiumi [...]
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