27.5 Lotte di Mario e Silla
La vittoria conseguita da Silla acuì l'antagonismo tra il giovane aristocratico e il suo antico comandante, esponente del partito democratico. La rivalità divenne aperta lotta quando scoppiò la guerra contro Mitridate, re del Ponto (regione dell'Asia Minore bagnata dal Mar Nero), il quale minacciava la dominazione romana in Oriente.
Il Senato decise di affidare a Silla, console per quell'anno, il comando della spedizione; ma, forte del favore popolare, Mario costrinse il Senato a mutare parere. Silla, allora, orgoglioso e privo di scrupoli, entrò in Roma alla testa dei suoi soldati, imponendo la sua volontà con un atto illegale che nessun generale prima di lui aveva mai osato compiere. Mario dovette fuggire in Africa, mentre il rivale, ottenuto il comando ambito e ristabilito l'ordine in Roma con dure repressioni, salpava per l'Oriente. Per quattro anni il re del Ponto tenne testa alle legioni romane, secondato dai Greci d'Asia e d'Europa che si erano sollevati; solo nell'85 a. C. Silla riuscì a strappare la vittoria e a ricondurre l'Oriente pacificato sotto la dominazione romana. A Roma intanto, la vita della città era stata sconvolta da feroci vendette. Mario era rientrato nell'Urbe e aveva lasciato che i suoi seguaci compissero una vera strage di aristocratici.
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