16.3 Gli Etruschi
Gli Etruschi lasciarono nelle regioni da essi occupate tracce così rilevanti del loro ingegno e della loro attività che ancor oggi, a distanza di millenni, attraverso le scoperte degli archeologi, suscitano la nostra ammirazione; i Romani stessi, nel primo periodo della loro storia, attinsero dagli Etruschi parecchie abitudini di vita e molte leggi e credenze, soprattutto nel campo religioso.
Poco sappiamo dell'origine degli Etruschi. La loro lingua non appartiene a nessun gruppo linguistico conosciuto, e pertanto, fino ad oggi non è stato possibile risolvere gli intricati problemi sorti nella decifrazione delle iscrizioni etrusche giunte fino a noi. È probabile che essi appartenessero al gruppo mediterraneo: i Greci li chiamavano Tirreni e li consideravano un popolo di pirati e di navigatori; infatti tra le ipotesi più probabili circa la loro provenienza, figura quella che - salpati dall'Asia Minore - siano approdati poco dopo il 1000 a. C. sulle coste tirreniche; ma Erodoto asserisce che erano originari della Lidia.
Comunque sia, essi si stabilirono in Italia nelle regioni pianeggianti della Toscana e del Lazio settentrionale, inserendosi tra le popolazioni italiche. Più tardi allargarono il loro dominio, tanto che verso il VII secolo a. C., nel periodo culminante della loro potenza, oltrepassarono a nord, il corso del Po e, a sud, occuparono talune località della Campania, mentre nel Tirreno si impossessarono dell'isola d'Elba e di un lungo tratto delle coste orientali della Corsica. In seguito, premuti a nord dai Galli e a sud dai Romani, si restrinsero nell'Etruria propriamente detta corrispondente all'incirca alla Toscana. Nonostante le origini piratesche, gli Etruschi si rivelarono ottimi agricoltori; mediante la costruzione di dighe e di canali riuscirono a rendere fertile una regione in gran parte malsana e paludosa. Della loro passione di contadini e del loro geloso attaccamento alla proprietà della terra è testimonianza questa leggenda etrusca sulla fondazione del mondo tratta da un antico documento:
"Sappiate che il mare fu separato dal cielo e Giove, riservandosi la terra d'Etruria, aveva stabilito e ordinato che i campi venissero misurati e delimitati da stabili confini. Non ignorando l'avarizia o terrena cupidigia degli uomini, volle che tutto fosse sancito con termini i quali, un giorno, gli uomini delle nuove ere per avidità violeranno, manometteranno e rimuoveranno. Ma chi toccherà i confini a proprio vantaggio sarà dannato dagli dei per aver commesso una imperdonabile scelleratezza. Se questo faranno gli schiavi, costoro andranno a finire sotto peggior padrone. Se avverrà per intrigo familiare, la casa sarà più celermente sradicata e tutta la famiglia perirà. Questi violatori di confini saranno poi afflitti da ferite e da crudeli malattie e infiacchiti in tutto il corpo.
Anche la terra sarà allora travagliata da tempeste e turbini. I frutti saranno perennemente guastati e percossi dalla pioggia e dalla grandine; periranno per l'arsura canicolare, saranno rosi dalla ruggine. Il popolo sarà consumato da perenni discordie.
Ricordate che questo avverrà quando si commetteranno tali scelleratezze, perciò non siate falsi e ipocriti ma vivete secondo la rettitudine."
Utilizzando i ricchi giacimenti dell'isola d'Elba gli Etruschi impararono anche a lavorare il ferro e altri metalli, e presto furono in grado di costruire armi, utensili, suppellettili e statuette di bronzo; tali prodotti, aggiunti ai mirabili lavori di oreficeria, ai vasi dipinti e ad altri manufatti, permisero loro di intrecciare un commercio fiorente con Greci e Cartaginesi, con i quali, spesso, vennero anche a guerra per il dominio dei mercati.
Nell'arte edilizia gli Etruschi impressero un'orma particolare, destinata a influenzare largamente le successive costruzioni dei Romani; essi, infatti, seppero utilizzare con bravura l'arco e la volta che generalmente non compaiono nelle costruzioni greche. Ancora oggi si possono ammirare avanzi di edifici e di mura ciclopiche che ci permettono di immaginare la struttura solida e grandiosa delle città etrusche.
Gli Etruschi ci hanno lasciato anche molte statue e pitture murali o su ceramiche, nelle quali profusero estro e fantasia. Molte di queste pitture ornano le pareti delle numerose tombe che sono state rinvenute un po' dappertutto nelle regioni dell'Italia centrale; il culto dei morti era infatti sentito dagli Etruschi in modo molto profondo. Essi avevano inoltre una spiccata tendenza alla superstizione, e tra loro fu fiorentissima la cosiddetta scienza della divinazione, cioè l'arte di prevedere il futuro. Ad essa si dedicavano speciali sacerdoti chiamati arùspici.
Anche nella costituzione politica v'è traccia della loro religiosità: le città etrusche, infatti, pur governandosi ciascuna in modo autonomo sotto la guida di un magistrato detto lucumòne, formavano delle confederazioni a carattere più religioso che politico.
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