14.2 Filippo II, il fondatore della potenza macedone
Il principe macedone Filippo, trattenuto a Tebe come ostaggio (per una questione di successione dinastica nella quale era intervenuta Tebe), approfittò del soggiorno tebano per perfezionare la sua educazione sul modello ellenico. Ma l'ammirazione per la superiore civiltà greca, non gli impedì di constatare da vicino come essa poggiasse su fragili basi, a causa delle guerre fratricide e delle discordie tra i partiti. Alla scuola di Epaminonda egli volle studiare così l'arte militare e quando, tornato in patria, divenne re (359 a. C.), si accinse a riformare l'esercito macedone in modo da renderlo atto a fronteggiare vittoriosamente le forze greche. In primo luogo ideò la falange, ossia una massiccia formazione di fanti, disposti in sedici file compatte, che si rivelò formidabile sia nella difesa sia nell'attacco. Alla falange aggiunse la cavalleria, che i Greci non possedevano, alla quale assegnò il compito di inseguire e travolgere il nemico quando fosse battuto dalla fanteria. Prima di usare la forza, però, l'intelligente Macedone cercò di realizzare i suoi disegni con l'astuzia e si intromise abilmente nelle contese interne delle città greche, alleandosi ora all'una ora all'altra.
Di questa condotta spregiudicata Plutarco offre il seguente saggio, che mette in luce ad un tempo anche la decadenza morale e civile in cui si trovava la Grecia:
"Filippo, volendosi impadronire di una città assai forte, mandò colà alcuni esploratori, i quali gli riferirono che il luogo era inaccessibile e che non vi era forza che bastasse a prenderlo. Allora egli chiese agli esploratori se la città fosse pure inaccessibile a un piccolo asino carico d'oro, avendo egli più volte ottenuto facilmente col denaro ciò che non poteva avere con le armi."
Ecco come Filippo in ciascuna città trovava dei traditori che chiamava suoi ospiti e suoi amici.
Seguendo tale politica nel 356 a. C. occupò alla chetichella l'intera Tessaglia e si sarebbe subito spinto più innanzi se Atene non si fosse levata per contendergli il passo.
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