31.7 Profilo di Augusto
Dalle idee politiche di Cesare e anche da quelle di un repubblicano come Cicerone, [Augusto] saprà trarre profitto. Il suo spirito ha la passione dell'ordine e della disciplina, e, sia nel campo materiale sia in quello morale, Augusto vuole ogni uomo ed ogni cosa al suo posto. A tavola, distingue accuratamente i gradi e le persone; nessun liberto vi venne mai ammesso, escluso Menas, cui aveva concesso tutti i diritti propri ad una nascita libera come ricompensa per aver consegnato la flotta di Sesto Pompeo. A teatro, regola metodicamente i posti secondo la gerarchia delle condizioni sociali. Ai senatori fa riservare la prima fila dei seggi; separa il popolo dal soldato; assegna ai plebei posti particolari; riserva gradini speciali a chi porta ancora la pretesta ed alle donne, e proibisce il centro della sala a coloro che indossano vesti grossolane.
Uomo di giudizio e di senso pratico, Augusto diffida istintivamente dell'immaginazione e sta attento a non lasciarsi trascinare nelle utopie. L'intera sua personalità, e logicamente tutta la sua opera, è segnata dal sigillo di questo metodo positivo e di questo spirito realizzatore. In ogni cosa pone la passione della chiarezza. Quando parlava, ci dice Svetonio, "la sua prima cura era sempre di esprimere chiaramente il suo pensiero e, per meglio riuscirvi, per non imbarazzare mai né fermare lo spirito dei lettori o degli ascoltatori, non risparmiava né le preposizioni che determinano il senso delle parole, né le congiunzioni che legano le frasi, la cui soppressione favorisce la grazia dello stile solo a danno della chiarezza". [...]
Al servizio delle sue qualità solide, che sono essenzialmente quelle del vecchio ceppo romano, Augusto mette - e questo sarà l'apporto della sua individualità - una finezza, un'arte d'adattamento ed una duttilità, che nessun romano ha forse, prima di lui, conosciuto allo stesso grado e praticato con uguale maestria. Insomma, Augusto non possiede la grande intelligenza creatrice, e neppure i lampi di genio di un Cesare o di un Diocleziano, ma la sua intelligenza appare, soprattutto, come un insieme di qualità solide e medie, che raggruppate in un equilibrio impeccabile caratterizzano l'uomo e, in tutti i campi, comandano sovranamente la sua azione.
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Apoteòsi:
la parola, che deriva dal greco (theòs = dio), significa "divinizzazione" e, in un senso più vasto, "glorificazione".
Mecenatismo:
la parola deriva da Mecenate, consigliere e amico di Augusto e grande protettore di poeti e scrittori romani, ed è passata a indicare la protezione concessa a letterati, artisti e uomini di cultura, nell'ambito di qualche corte.
Utopia:
ideale o progetto irrealizzabile che non si trova in alcun luogo (dal greco ou = non e topos = luogo).