32.6 La dinastia dei Flavi: Vespasiano
Dopo un breve periodo di anarchia militare, il potere restò nelle mani di Tito Flavio Vespasiano (69-79 d. C.), comandante dell'esercito d'Oriente, capostipite della dinastia Flavia. Da buon generale Vespasiano ristabilì l'ordine e la disciplina, allargò i quadri del Senato, accogliendo in esso dei provinciali meritevoli, fece costruire l'anfiteatro Flavio, detto poi Colosseo e attuò rigorose economie restaurando le impoverite finanze.
Ecco qualche tratto del suo carattere delineato da Svetonio:
"Clemente e semplice come un cittadino qualunque [Vespasiano] non nascose mai la modestia dei suoi natali [proveniva da una famiglia di piccola borghesia] e spesso anzi se ne fece vanto; quando degli adulatori pretesero di far risalire le origini dei Flavi [...] a un certo compagno di Ercole, di cui sussiste la tomba sulla via Salaria, fu il primo a farsi beffe di loro [...].
Il solo difetto che si può a ragione rimproverargli è l'amore del denaro. Infatti, non contento d'aver istituito nuove imposte, molto gravose, d'aver aumentato e, in certi casi, raddoppiato il tributo delle province si dedicò apertamente a speculazioni indecorose. [...] Taluni pretendono che questa grande cupidigia fosse nella sua natura, [...] altri, al contrario, pensano che egli sia stato costretto a ricorrere alle spogliazioni e alla rapina per l'estrema povertà dell'erario [il tesoro dello Stato] e del fisco [il tesoro imperiale ...]."
Sotto il regno di Vespasiano, il figlio Tito lasciato in Palestina a proseguire la guerra iniziata dal padre contro gli Ebrei in rivolta, espugnò Gerusalemme (70 d. C.), radendo al suolo il ricchissimo tempio. Da quel momento, il popolo ebreo si sparpagliò per tutti i paesi del Mediterraneo, e solo ai giorni nostri ha potuto ricostituire uno Stato nazionale.
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