6.8 Il bilancio di ciò che l'Oriente ci ha lasciato
I popoli orientali hanno forgiato i primi anelli di quella ideale catena, fatta di esperienze e ritrovati pratici, di sentimenti, di nozioni, di credenze religiose e aspirazioni morali, di ordinamenti sociali e politici, che costituisce la nostra civiltà. Nelle sue derivazioni più vicine la civiltà moderna si riallaccia al patrimonio materiale e spirituale lasciatoci in eredità dai Greci e dai Romani, filtrato attraverso la visione cristiana della vita impostasi nei paesi del Mediterraneo e, successivamente, dell'Europa sullo scorcio dell'era antica. Ma nelle sue propaggini più lontane essa affonda parte delle sue radici nel terreno delle conoscenze pratiche, delle organizzazioni umane, delle scoperte scientifiche, dei ritrovati tecnici e delle idee e credenze religiose dei popoli dell'antico Oriente; parecchie esperienze di questi popoli, attraverso la testimonianza dei Greci e dei Romani e la parte che essi ne hanno direttamente assimilato, sono giunte fino a noi e ancora vivono e vengono da noi utilizzate, senza che a volte ce ne rendiamo conto, in taluni comportamenti pratici e disposizioni spirituali propri del nostro tempo. Queste considerazioni ci portano a concludere che noi siamo gli eredi della civiltà orientale, o per lo meno, di una parte di essa e che è proprio per questo motivo che acquista significato per noi la conoscenza della sua storia.
Così, prima di iniziare lo studio della storia greca, vediamo di fare un succinto inventario del patrimonio dell'antico Oriente che il tempo non ha dilapidato e di cui ancora godiamo parzialmente i frutti o sopportiamo i gravami.
Il bilancio dell'eredità orientale presenta, come quello di qualunque eredità, una partita attiva e una passiva. Per quanto riguarda la partita attiva possiamo elencare:
il consolidamento e lo sviluppo, operato dagli orientali, delle invenzioni fatte dagli uomini della preistoria e dei ritrovati di questi per agire sulla natura e sfruttarne le possibilità: l'utilizzazione del fuoco, l'invenzione della ruota, l'allevamento del bestiame, l'organizzazione dell'agricoltura (Egiziani e Mesopotamici hanno costruito strumenti quali la falce, l'aratro, scavato canali e disciplinato l'irrigazione dei terreni). I Babilonesi hanno per primi innalzato dei silos (ossia delle torri per preservare i raccolti dall'umidità e dalle insidie degli animali); l'utilizzazione e la lavorazione del legno che hanno permesso, assieme ad altri svariati impieghi, la costruzione di natanti e il conseguente sviluppo della navigazione, specialmente per merito di Egiziani, Cretesi e Fenici; la messa a punto di tecniche per lavorare i metalli (rame, bronzo, ferro, oro), la forgiatura di armi e di utensili vari, nonché l'arte di lavorare la pietra che ha consentito il sorgere dell'edilizia, alla quale gli Egiziani hanno dato un contributo saliente con l'erezione di colossali monumenti, facilitata dall'adozione di piani inclinati per la sovrapposizione dei blocchi di pietra senza far uso di cemento, e, dove mancava la pietra, l'impasto e la cottura dei mattoni (utilizzati soprattutto dai costruttori mesopotamici); la pratica e il perfezionamento della tessitura di stoffe e dell'arte tintoria, nella quale ultima si distinsero in particolar modo i Fenici; la coniazione della moneta, avvenuta per la prima volta in Lidia nel secolo VII a. C., che ha dato un grande incremento ai commerci e, infine, per tacere di tante altre, le invenzioni delle tavolette di argilla, dei rotoli di papiro e della pergamena, le quali hanno permesso di fissare, in modo più ampio e comunicativo delle iscrizioni incise nella pietra, i sentimenti e i pensieri degli uomini. Ciò fu possibile perché gli orientali inventarono la scrittura da loro praticata dapprima, come si è visto, con forme e metodi diversi e, infine, semplificata e resa più accessibile con la compilazione dell'alfabeto ad opera dei Fenici. La diffusione della scrittura alfabetica ha permesso agli orientali di trasmettere nel tempo i risultati delle loro esperienze e della loro storia e di dare sviluppo alla letteratura e, soprattutto, alla scienza, di cui furono i primi cultori. Gli Egiziani e i Mesopotamici furono i padri della medicina e della farmacia e, soprattutto, della aritmetica, della geometria e dell'astronomia: ad essi si devono le invenzioni delle cifre, del calcolo, dei primi sistemi di pesi e misure, del quadrante solare e di vari strumenti che servirono per la misurazione del tempo.
Nella partita positiva dell'eredità dell'Oriente occupa pure un posto importante la maturazione delle capacità artistiche, di cui gli uomini già avevano dato acerbe manifestazioni nell'età neolitica. Le imponenti testimonianze dell'architettura egiziana, i resti di quella mesopotamica e di altre regioni dell'Asia mediterranea, le tombe, le statue grandi e piccole di pietra e di bronzo, insieme con i fregi, i bassorilievi, i dipinti, i gioielli e le ceramiche colorate, tramandatici da quegli antichi popoli, costituiscono un patrimonio artistico che ancora ci scuote ed ammaestra il nostro senso del gusto.
Ma il campo dove il magistero dell'Oriente antico risplende più fulgido è quello della religione. A dispetto di tante credenze deteriori, largamente praticate e, in parte, sopravvissute nel mondo greco e romano, fu nell'Oriente che nacquero le religioni più elevate: il Mazdeismo dei Persiani, ricco di contenuto morale e di sentimento di tolleranza e, soprattutto, il monoteismo degli Ebrei dal quale era destinata a sbocciare l'alta spiritualità del Cristianesimo. La Bibbia, che ne è il testo sacro, è ancor oggi il libro più universale dell'umanità. Infine dobbiamo all'Oriente anche le prime forme di organizzazione politica e di regolamentazione giuridica della società, forme concretatesi generalmente in monarchie assolute e in leggi che lasciavano uno scarso margine alla libertà individuale.
Da questa restrizione della libertà individuale possiamo iniziare l'elenco negativo dell'eredità orientale. Questa restrizione che mortifica la personalità umana, culmina nella pratica della schiavitù che fu una piaga inguaribile del mondo antico; solo il moltiplicarsi delle invenzioni e degli strumenti di lavoro e, specialmente, il progressivo diffondersi del Cristianesimo hanno rimosso a poco a poco questa gravissima onta che, ancora ai nostri giorni, presso taluni popoli arretrati, non è completamente scomparsa. Altre eredità passive sono le superstizioni, le pratiche magiche e la credenza nella presunta influenza degli astri sul destino degli uomini (astrologia), che hanno attecchito largamente anche nel terreno della civiltà greco-romana e tuttora resistono, sia pure screditate, in taluni spiriti ingenui e incolti del nostro tempo.
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Coniare:
si dice di monete o di medaglie e significa "battere, improntare con conio". li conio è un pezzo di acciaio, nel quale è intagliata la figura da stampare sulla moneta, che viene compresso sul dischetto metallico già preparato per essere impresso. Sul darico persiano era raffigurata l'effige di Dario. Bisogna ricordare come i Persiani furono tra i primi popoli a coniare monete.
Imposta:
è così chiamato il tributo che lo Stato impone ai sudditi come quota di partecipazione al sostenimento della spesa pubblica.
Magistrato:
chi riveste una qualsiasi carica pubblica. In senso più ristretto e definito, chi esercita la funzione di amministrare la giustizia.