8.12 L'antropomorfismo delle divinità greche
I Greci fecero degli dèi a loro propria immagine; ciò si chiama antropomorfismo. Secondo Omero gli dèi formano in cielo, o per meglio dire, in cima alle montagne dove abitano, al sommo dell'Olimpo, una vera repubblica, una città celeste concepita sul modello della città greca; ma una repubblica in cui i cittadini son quasi dei re [...] Per lo più il poeta suppone ch'essi abbiano un'apparenza corporea, ma per forza, grandezza e bellezza sorpassino gli esseri umani [...]
Nei bassorilievi gli dèi sono rappresentati di una statura più alta che quella dei loro adoratori: accanto ad essi questi sembrano, a volte, dei bambini.
Gli dèi avendo corpi come i nostri, sono sottoposti ai nostri stessi bisogni: mangiano, dormono, bevono, e possono essere dominati dalla fame e dalla necessità di riposo. Il corpo del dio è imperituro, resta sempre giovane, e i suoi organi hanno una possanza che i nostri non possono raggiungere. Tra le virtù che posseggono, una delle più importanti è quella della metamorfosi [capacità di trasformarsi], onde possono trasformarsi in animali e anche in oggetti inanimati. Atena, per esempio, si trasforma a volte in una fiamma che fugge per il cielo come una stella filante, a volte in un uccello che vola per l'aria. Hanno passioni più forti, volontà meglio ordinate, vedute più larghe di quelle umane. Omero attribuisce a loro sentimenti d'odio e di amore, di collera e d'invidia. Sono gelosi e perseguitano chiunque abbia provocato la loro inimicizia. Non aspirano né all'imparzialità né alla giustizia: Era e Atena rendono responsabili i Troiani dell'affronto fatto loro da Paride dando il pomo della bellezza a Venere, e Poseidone perseguita il disgraziato Ulisse con rabbia incessante. Tutti pretendono gli omaggi degli uomini, e si irritano delle loro dimenticanze, che puniscono con flagelli. Per castigare un individuo della sua negligenza nell'offrire un sacrificio, Artemide ne fa devastare i campi da un cinghiale. Così gli uomini si sforzano di propiziarseli con doni e promesse. Gli dèi non sono nemmeno esenti da dispiaceri e da pene morali. Il loro cuore soffre, all'occasione, e Teti, madre di Achille, versa lacrime. Hanno tutte le gioie dell'umanità, accresciute dalla superiorità della loro natura, e ne conoscono ugualmente tutti i dolori, salvo la morte.
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