9.4 L'educazione dei cittadini
Gli spartiati ricevevano un'educazione rigidamente militare. Già alla nascita erano sottoposti a una crudele selezione: i gracili e i difettosi venivano scaraventati giù dalle rupi del monte Taigeto.
All'età di sette anni i maschi erano sottratti alle famiglie e passavano sotto il controllo dello Stato, che ne curava l'educazione in comune, per farne soldati forti e disciplinati. Mai per un momento il giovane spartano era padrone della propria volontà: doveva assoggettarsi a faticosi esercizi ginnastici, apprendere il maneggio delle armi e applicarsi allo studio, limitato all'apprendimento di nozioni pratiche e di precetti morali che miravano a inculcargli lo spirito di ubbidienza e di disciplina. Doveva assuefarsi a riflettere e a esprimersi con poche e appropriate parole e, soprattutto, a dominare gli impulsi, a sopportare fame e sete, caldo e freddo, ferite e percosse. Nemmeno poteva mangiare e vestire a proprio talento: i pasti, molto sobri, erano presi in comune e gli indumenti si riducevano a un semplice, ruvido mantello che veniva portato in qualunque stagione.
Anche le donne, del resto, non erano allevate con soverchia delicatezza: fin da bambine venivano abituate a disprezzare il lusso e gli ornamenti, a temprare l'animo al sacrificio, per divenire degne compagne di cittadini educati in uno spirito così fieramente militare.
"Presso gli altri popoli greci - scrive Senofonte - le fanciulle conducono generalmente vita sedentaria, occupate a filar la lana. [A Sparta] al contrario Licurgo, convinto che a tesser panni possono bastare le schiave, mentre per le donne libere compito principale deve essere allevare figli vigorosi, prescrisse per le donne degli esercizi ginnastici, [...]".
Sulla limitatezza dei metodi educativi degli Spartani, intesi soltanto a promuovere il coraggio e l'aggressività fisica e a non considerare le attività intellettuali, Aristotele, il grande filosofo greco del IV sec. a. C., fa le seguenti acute osservazioni:
"Si debbono prendere a modello gli uomini civili e non le belve, poiché sono essi [...] ad essere capaci di effettivo coraggio. Coloro che, al pari degli Spartani, nell'educarsi non curano che un aspetto della vita civile, [...] trasformano gli uomini in macchine a causa della loro incompletezza e finiscono, così facendo, per essere inferiori persino sotto quell'unico aspetto."
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