15.8 La pittura, l'architettura e la scultura
I pittori più celebrati dalla tradizione furono Apelle e Polignoto; tuttavia, gli unici esempi rimasti della pittura greca sono le scene ornamentali dipinte sui vasi.
Molte invece sono le testimonianze delle altre arti. L'architettura attinse dalla religione lo slancio per le sue superbe creazioni: basta pensare al gran numero di templi che i Greci eressero ovunque si stanziarono. I templi erano costituiti da edifici rettangolari sostenuti da armoniosi colonnati; lo stile era determinato dalla forma e dalle decorazioni dei capitelli. Semplicissimi erano i capitelli dorici; più aggraziati quelli ionici, adorni di volute laterali; e infine più complessi i corinzi, che si fregiavano di foglie d'acanto leggiadramente scolpite.
Gli edifici più belli della Grecia sorsero sull'acropoli di Atene e furono per la maggior parte costruiti per iniziativa di Pericle. La direzione dei lavori di costruzione fu affidata a Fidia, che ornò il Partenone di fregi e di statue e nel santuario collocò una delle sue sculture più rinomate, che purtroppo è andata perduta: la statua di Atena. Un'altra colossale statua di bronzo raffigurante la dea pronta al combattimento (Athena prómachos) venne collocata da Fidia sulla vetta dell'acropoli: essa impugnava una lancia dalla punta dorata che si vedeva da lungi sul mare e indicava ai naviganti la rotta per entrare nel porto del Pireo. Fidia lasciò opere insigni anche fuori di Atene: ad Olimpia, per esempio, scolpì una magnifica statua di Zeus alta ben quattordici metri in oro e avorio.
Della bellezza di essa il retore latino Quintiliano del I sec. d. C. dice che "aggiunse persino qualcosa alla religione stessa; la maestà dell'opera si poteva eguagliare al dio"; e Dione Crisostomo suo contemporaneo, a proposito dell'emozione rasserenatrice che essa suscitava, scrive: "Un uomo con l'anima tutta presa da mille cure, che avesse sofferto mille sventure e amarezze e non conoscesse più nemmeno il ristoro e la dolcezza del sonno, anche un uomo simile, credo, dinnanzi a questa statua dimenticherebbe tutte le miserie, i pericoli, le difficoltà di questa vita mortale".
Molti altri illustri scultori, nel V secolo, abbellirono con decorazioni e statue gli edifici più ragguardevoli; tra essi ricorderemo Policleto e Mirone, che scolpì la notissima statua dell'atleta che lancia il disco (il Discobolo).
Statue e templi erano dipinti a vivaci colori, di cui però oggi non rimangono più tracce; tuttavia i solenni monumenti restano - accanto alle creazioni della poesia e del pensiero - come testimonianze luminose di una gloria spirituale nella quale il mondo moderno riconosce la fonte della sua civiltà.
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