21.3 L'invasione dei Galli
Assoggettati i vicini, Roma cominciava ormai a volgere le mire su territori più lontani, quando all'improvviso, nel 390 a. C., una bufera devastatrice raggiunse le rive del Tevere: orde di barbari di stirpe celtica, i Galli, dilagarono attraverso la penisola fino alle porte di Roma.
I Galli erano un popolo di predoni, diviso in tribù, dedito, più alla rapina che alla pastorizia e all'agricoltura; abitavano in origine la regione che i Romani chiamarono Gallia, corrispondente all'odierna Francia, ma in immigrazioni successive (V secolo a. C.) si erano stabiliti anche nella valle padana, detta perciò Gallia Cisalpina.
Il primo scontro con le genti galliche ebbe luogo sulle sponde del fiume Allia nel 390 a. C., e fu disastroso per i Romani. Essi infatti, colti di sorpresa e disorientati dall'insolito modo di combattere dei Galli, che terrorizzavano l'avversario con urla feroci e grande strepito d'armi, furono costretti ad arretrare. I barbari riuscirono quindi a penetrare in Roma e a saccheggiarla.
Il Campidoglio però resistette a tutti gli assalti: uno di questi, effettuato di notte, fu sventato dallo strepito delle oche sacre a Giunone, che destò l'allarme generale e permise a Marco Manlio di far precipitare gli assalitori giù dalle rupi.
Dopo sette mesi di inutili sforzi, quando ormai i difensori erano allo stremo, i Galli, che non potevano restare più a lungo distaccati dalle loro basi della pianura padana, si decisero a patteggiare lo sgombero di Roma. Anche qui s'inserisce la leggenda secondo la quale i Romani stavano per comperare la pace con l'oro, cedendo alla tracotanza del capo (o brenno) dei Galli, che per ottenere un prezzo maggiore del convenuto aveva gettato la sua spada sulla bilancia. Ma in quel momento sopraggiunse il generoso Camillo, il quale, dimentico dei torti subiti, si era messo a capo di un nuovo esercito romano.
I Galli, presi alla sprovvista, si diedero alla fuga inseguiti da Camillo, che li sconfisse definitivamente ricacciandoli verso le loro sedi settentrionali.
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