25.6 Roma raccoglie l'eredità culturale della Grecia
Già sin dalla seconda guerra punica si diffuse in Roma un tale interesse per la lingua, la poesia, il pensiero e l'arte greca che ci fa capire come ormai fosse vicino il giorno in cui i discendenti dei pastori del Lazio, dei contadini della Sabina, dovevano capire che al mondo le cose belle contano quanto le cose utili.
Dopo la conquista della Grecia i contatti diventarono da dominatori a dominati, ma, mentre alcuni Romani consideravano i Greci un popolo sottomesso come tutti gli altri, molti si misero a studiare con maggiore attenzione la lingua e il pensiero della Grecia, che in tal modo, secondo la frase di Orazio, sebbene sottomessa, sottomise a sua volta il rozzo dominatore e diventò maestra di raffinatezze intellettuali ai migliori Romani. Tra gli appassionati cultori dell'arte e del pensiero greco troviamo lo stesso Emilio Paolo, che dalla Grecia portò in Roma libri, statue e dipinti. Egli fu uno dei primi Romani ragguardevoli a far educare i propri figli secondo i metodi greci. Anche Publio Scipione Emiliano, entrato per adozione nella famiglia degli Scipioni, amò circondarsi di intellettuali greci. Tra questi troviamo Polibio di Megalopoli che, comandante della cavalleria nella Lega achea, dopo la battaglia di Pidna fu condotto prigioniero a Roma, dove diventò amico di Scipione Emiliano. Polibio accompagnò il suo protettore alla presa di Cartagine e forse anche all'assedio di Numanzia e, diventato romano di sentimenti, scrisse in greco una delle più importanti storie di Roma che ci abbia tramandato l'antichità.
Ma non bisogna credere che il nuovo movimento culturale sia stato solo una forma di idolatria per le cose greche: nella casa ospitale di Scipione Emiliano si gettarono le basi della nuova letteratura latina, che ha come prime affermazioni le satire di Lucilio e le commedie di Terenzio.
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