27.8 Rinnovamento dell'esercito di Mario
Con la sua innovazione, in un tempo in cui la vita politica andava in rovina senza speranza, egli pose l'organismo militare dello Stato su nuove basi. Il suo intervento riguardò dapprima la costituzione dell'esercito. La vecchia disposizione, che venissero arruolati soltanto cittadini romani possidenti, data la rovina della classe agricola, non si reggeva più. Negli anni critici delle guerre si era dovuto abbassare sempre più il censo della quinta classe, per poter rifornire le legioni. Mario, che già per la leva della guerra giugurtina aveva seguito metodi nuovi, fece ora il passo decisivo. Poiché però il reclutamento regolare dei proletari non era ammesso trovò l'espediente di acquistare all'esercito la massa di nullatenenti, sotto forma di arruolamento di volontari. L'introduzione dei cittadini senza proprietà e senza occupazioni doveva dare al servizio militare una nuova importanza; esercitato per più anni, il servizio divenne un mestiere regolare e, al congedo dell'esercito - che corrispondeva col congedo dalla professione - il governo dovette provvedere d'allora in poi ai veterani. Inoltre un esercito borghese di mercenari dipendeva dal suo capo in maniera del tutto nuova. Il generale, che organizzava l'esercito e alla fine della guerra si rendeva garante della sistemazione dei veterani, poteva disporre con le sue truppe (divenute una clientela di nuovo tipo) di un'arma pericolosa per la lotta contro il governo: la nuova costituzione dell'esercito doveva preparare il dominio assoluto nel campo militare.
All'esercito di nuova creazione Mario diede anche una nuova tattica e quindi un maggiore valore combattivo. Anche qui si collegò a riforme precedenti. Fin dal tempo del comando di Scipione l'Africano nella seconda guerra punica, i trenta manipoli della legione rappresentavano le unità mobili di combattimento; questa divisione si era dimostrata da lungo tempo troppo sottile. Mario ridusse la coorte, che finallora era stata l'unità di combattimento dei contingenti alleati, ad unità normale anche per le legioni cittadine. I tre manipoli che stavano uno dietro l'altro nelle tre linee dell'ordine di battaglia, furono riuniti nella nuova unità tattica della coorte, di 600 uomini e le dieci coorti, formate in tal maniera, erano corpi di truppa forti ma facili a muoversi.
Questa tattica della coorte, che rimase di norma fino alla fine della repubblica fu istruita da Mario.
Torna all'indice
Uomo nuovo:
con questa espressione i Romani indicavano chi, per la prima volta nella sua famiglia, conseguiva una carica o una magistratura di prestigio.