30. Ottavio, erede e vendicatore di Cesare, forma il secondo triumvirato
30.1 Disorientamento politico dopo l'uccisione di Cesare
L'uccisione di Cesare non fece risorgere la repubblica. Il Senato si mostrò irresoluto e la città restò sotto l'influenza del partito democratico, diretto dai cesariani Marco Antonio, console per quell'anno, ed Emilio Lepido, comandante della cavalleria.
Durante i funerali di Cesare, Antonio aveva tessuto pubblicamente l'elogio del defunto e ne aveva letto il testamento, quasi tutto a vantaggio del popolo; la folla commossa e concitata aveva assalito le case dei congiurati già fuggiti da Roma. Contro Antonio, che si atteggiava a continuatore dell'opera del dittatore scomparso, Cicerone pronunciò allora dei violenti discorsi politici, intitolati Filippiche, a imitazione di quelli di Demòstene contro Filippo di Macedonia.
Cicerone, infatti, fautore delle antiche libertà repubblicane e oppositore di qualsiasi potere personale, vedeva in Antonio e nella sua sfrenata corsa al posto lasciato libero da Cesare, un pericolo molto grave per la libertà della patria.
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