30.5 Rivalità fra Ottaviano e Antonio e vittoria di Ottaviano
Presto i triumviri ricominciarono a lottare tra loro. Primo ad essere eliminato fu Lepido, che, dopo aver coperto per breve tempo la carica di pontefice massimo, perse ogni potenza effettiva.
Il duello per il potere si svolse quindi fra Ottaviano e Antonio. Antonio, recatosi ad Alessandria, si era abbandonato a una vita sfarzosa e molle, degna di un sovrano orientale, perdendo così la simpatia della maggior parte dei suoi concittadini; per di più egli era arrivato al punto di donare alla regina Cleopatra, di cui s'era invaghito, alcune province romane. Ottaviano seppe trar profitto dalla situazione in modo molto abile, inducendo il Senato a spogliare Antonio di ogni comando militare e a dichiarare guerra non ad Antonio, ma a Cleopatra. Con questo accorgimento Ottaviano e il Senato intendevano sottrarsi, almeno formalmente, alla responsabilità di aver scatenato una nuova guerra civile.
Antonio, avendo preso le difese di Cleopatra, apparve ai suoi concittadini sotto il profilo del traditore: la legge, l'amor patrio, il favore popolare furono così dalla parte di Ottaviano.
La guerra fu decisa sul mare con la sconfitta e la fuga della flotta di Antonio e Cleopatra nelle acque di Azio, promontorio presso le coste occidentali della Grecia (31 a. C.). Antonio, rifugiatosi in Egitto, poco dopo si uccise; anche Cleopatra, non reggendo alla prospettiva di cadere prigioniera e di dare lustro con la propria disgrazia al trionfo del vincitore, si tolse la vita facendosi mordere da un àspide (che è una specie di serpente velenoso). Il regno d'Egitto divenne provincia romana con a capo un governatore.
Verso quel tempo [Ottaviano in Alessandria] - racconta Svetonio - fece togliere dal sepolcro la bara e il corpo di Alessandro Magno, [...] cinse il capo del re macedone di una corona d'oro. [...] Interrogato se volesse vedere anche Tolomeo, rispose: "Ho voluto vedere un re, non dei morti".
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