31.2 Riordinamento dell'impero
Augusto diede uno stabile assetto alle province, dividendole in due gruppi: le province imperiali, che richiedevano la presenza di eserciti armati ed erano perciò governate direttamente da Augusto per mezzo dei suoi legati; e le province senatorie, più pacifiche, rimaste sotto il governo del Senato, il quale vi inviava i suoi governatori (proconsoli o propretori).
A Roma egli istituì nuovi funzionari per dirigere i più importanti servizi: il prefetto del pretorio, ossia del palazzo imperiale, che comandava le guardie scelte dette pretoriani; il prefetto urbano, incaricato della pubblica sicurezza; il prefetto dell'annona, addetto agli approvvigionamenti, e il prefetto dei vigili del fuoco.
Inoltre, allo scopo di ripartire più equamente tra i cittadini i pesi fiscali, istituì il catasto, dove veniva fatto l'esatto rilievo delle proprietà di ciascuno, e migliorò il sistema di riscossione delle imposte. Riuscì poi a dare tranquillità alle province, ponendo fine agli scandalosi abusi perpetrati da tanti proconsoli dell'età repubblicana; in tal modo ottenne il risultato di rendere fedeli e tranquille le popolazioni soggette. Segno tangibile di tale pacificazione fu il culto dell'imperatore e della città di Roma, che egli estese a tutte le province, coronando con ciò una vasta opera di restaurazione delle antiche tradizioni religiose. Così, come pontefice massimo, riaprì numerosi templi e concesse un particolare favore al culto di Cesare divinizzato.
Nel campo dei costumi cercò in ogni modo di frenare la licenza e il lusso dilagante, e di rinsaldare l'organismo familiare; egli era infatti convinto, da buon Romano, che la famiglia fosse la base dell'ordinamento sociale.
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