33.9 Il rinnovamento dell'impero sotto Diocleziano
Ripigliando la via che Aureliano aveva seguita, ma con più prudenza, Diocleziano accettò solennemente il principio della divinità degli imperatori, facendola però derivare non da un Dio orientale ed esotico, ma da due antiche divinità dell'Olimpo romano - Giove ed Ercole - le quali così venivano ad assumere l'ufficio proprio di tanti dei, di Mitra per esempio, nei culti asiatici, di protettori e legittimatori della monarchia. Egli tenta insomma di infondere nelle arcaiche forme del politeismo romano e repubblicano, un po' dello spirito monarchico dei culti asiatici.
Diocleziano prende il nome di Jovius, poiché il dio da cui discende è Giove, la mente suprema; Massimiano quello di Herculius poiché discende da Ercole, il dio della forza e il collaboratore di Giove nella lotta contro i Titani; [...] Questa nuova maestà divina dell'Impero è inculcata in forme tangibili e visibili nella coscienza dei sudditi. I rapporti fra costoro e gli imperatori, e tutti gli atti esterni della sovranità, sono legati da un cerimoniale, ignoto nei primi due secoli della nostra era. L'Imperatore deve portare un diadema a raggiera, come i grandi monarchi orientali; le sue vesti e le sue calzature sono adorne e sparse di pietre preziose. Non è più, come Augusto, Traiano e Vespasiano, un semplice mortale, che tutti possono avvicinare a qualunque ora del giorno, o che s'accosta agli altri uomini con familiarità, aprendo facilmente la casa a tutti i cittadini liberi. [...] L'assolutismo orientale trionfa finalmente sulle rovine dell'ellenismo e del romanismo, quasi distrutto dalla grande crisi del terzo secolo, nell'Impero che ormai popolano in gran parte, e governano i barbari.
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Calmiere:
prezzo fissato da parte delle pubbliche autorità sulle merci in vendita per impedire il loro rincaro. Diocleziano con l'"editto dei prezzi" stabilì effettivamente una tariffa massima generale di tutte le merci e di tutte le prestazioni d'opera.