35.5 L'architettura e le arti figurative
I Romani furono maestri di architettura; le costruzioni che essi disseminarono in ogni regione dell'impero documentano ancor oggi con i loro maestosi resti le loro doti di civilizzatori. Le costruzioni romane, infatti, ebbero in prevalenza scopi utilitari: acquedotti, ponti, moli, strade, teatri, circhi, terme e basiliche.
Le terme o bagni pubblici, frequentate quotidianamente dai Romani, consistevano di solito in edifici maestosi che accoglievano, accanto alle piscine, sale di lettura e di gioco.
La basilica, di forma rettangolare, chiusa tutto intorno e suddivisa all'interno da colonnati, era destinata alle sedute dei tribunali, ma serviva anche come luogo di riunione al coperto, per affari o per comizi. In seguito presero questo nome anche le chiese cristiane la cui pianta era uguale a quella delle antiche basiliche.
Gli architetti romani non disdegnarono però di erigere anche molti templi o di innalzare archi e colonne a scopo puramente decorativo o a celebrazione di fatti o personaggi illustri; essi si ispirarono in generale al gusto architettonico dei Greci, ma introdussero nella tecnica muraria molte innovazioni, come appunto l'arco e la volta, che avevano imparato a costruire dagli Etruschi.
Dai Greci invece derivò il gusto molto diffuso nell'età imperiale per i dipinti e per le statue. Difficilmente però un Romano si dava alla pittura o alla scultura: di solito queste attività venivano lasciate ad artisti greci.
Se nel campo dell'arte in generale i Romani non furono animati dal soffio geniale degli Ellenici, seppero tuttavia imprimere nell'architettura un intelligente spirito costruttivo, che era in armonia con la straordinaria capacità di organizzazione dalla quale ebbe origine il loro grandioso impero.
Torna all'indice