36.3 La predicazione di Gesù
Gesù nacque a Betlemme, in Palestina, sotto l'impero di Augusto intorno all'anno 753 di Roma. Crebbe a Nazareth, in Galilea, lavorando come falegname insieme col padre putativo, Giuseppe. A trent'anni cominciò a predicare agli Ebrei la buona novella, attirando a sé numerosi discepoli, convinti che Egli fosse veramente il Messia preannunciato dai profeti. Nelle città e nei villaggi, ovunque Egli passava, folle sempre più fitte accorrevano ad ascoltare le sue parabole, nelle quali esponeva, in forma accessibile a tutti, luminose verità religiose ed eterni insegnamenti morali che si ponevano in contrasto con la generale rilassatezza dei tempi.
Ecco la "Parabola del buon seminatore" come è narrata nel Vangelo di Matteo:
"Ecco che uscì il seminatore per seminare. E mentre seminava, alcuni semi caddero fuori del solco; e vennero gli uccelli dell'aria e se li beccarono. Altri semi poi erano caduti su una zona sassosa con pochissima terra sopra; e tosto tornarono alla superficie per la poca profondità della terra e al calore del sole seccarono perché non avevano radice, altri ancora erano caduti tra le spine, e le spine li soffocarono.
Altri finalmente caddero nella buona terra e diedero frutto, quale il cento quale il sessanta, quale il trenta per cento.
Chi ha orecchie da intendere intenda. [...]
Voi dunque udite il significato della parabola. Per chiunque ascolta la parola del regno e non la capisce, capita che viene il maligno e porta via il seminato; questo adombra il seme caduto sulla strada. Il seme caduto sul terreno sassoso invece somiglia alla parola accolta gioiosamente nel cuore sul momento, ma che poi viene dimenticata; non ha radice, dura poco. Il seme caduto tra le spine sta per colui che sente la voce di Dio ma poi la soffoca, vuoi per la troppa preoccupazione dei bisogni materiali, vuoi per la vana lusinga della ricchezza.
Infine, il seme caduto nel buon terreno adombra l'uomo che ascolta la parola, la capisce e la mette in pratica e chi ne trae il cento per cento di frutto e chi il cinquanta, chi il trenta. [...]"
Gli Ebrei avevano a lungo adorato un Dio unico, ma lo avevano immaginato come un Dio di terrore, che proteggeva solo il "popolo eletto". Gesù, invece, affermava che Dio è misericordioso e che ama di amore paterno tutti gli uomini, senza distinzione di razze o di nazioni. Tutti i popoli della terra erano chiamati ad accogliere la legge suprema dell'amore verso Dio e verso il prossimo senza distinzione di razze.
Alla ricchezza, alla potenza, all'orgoglio, alla forza oppressiva e vendicatrice che il mondo pagano apprezzava e vantava come virtù fondamentali e beni supremi, Gesù contrapponeva il principio dell'uguaglianza, l'esaltazione della povertà, dell'umiltà, della purezza di cuore: "Colui che non è capace di rinunciare a tutto quanto possiede non può essere mio discepolo".
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