38.4 Infiltrazioni germaniche nell'impero
In cerca di preda e di terre per soddisfare i bisogni di una popolazione nomade e in continuo aumento, i Germani avevano tentato più volte di varcare i confini del Reno e del Danubio e di stabilirsi nelle province marginali dell'impero. Ma le loro incursioni si erano arrestate verso la fine del III secolo dinanzi all'energica reazione degli imperatori illirici.
In modo più fortunato e ininterrotto si era svolta invece la loro penetrazione pacifica nel mondo romano: i barbari vi erano entrati alla spicciolata, non solo in veste di prigionieri, di schiavi o di gladiatori, ma anche come operai e contadini; infatti la scarsezza di mano d'opera, dovuta alla progressiva diminuzione delle nascite, aveva indotto i cittadini romani a guardare di buon occhio e a favorire l'afflusso dei barbari.
Per le stesse ragioni la difficoltà di colmare i quadri dell'esercito aveva suggerito agli imperatori della decadenza di accogliere, insieme con mercenari reclutati in tutte le province, soldati barbarici in numero sempre maggiore; ad alcuni barbari furono persino affidate importanti funzioni di comando e spesso anche cariche amministrative e politiche.
Con una situazione di tal genere e con un esercito nel quale mancava il sentimento dell'amor patrio, l'impero non poté resistere all'impeto delle tribù germaniche, quando queste, all'inizio del V secolo, incalzate alle spalle da ferocissime orde di Mongoli - gli Unni — sopraggiunte dall'Asia, cercarono scampo al di qua del Danubio e del Reno.
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