39.9 L'eredità della civiltà romana
La civiltà dell'Europa, di cui i popoli che la abitano sono i protagonisti, abbraccia oggi tutto il mondo; infatti, i valori da essa elaborati non sono soltanto il patrimonio degli uomini di razza bianca, sparsi in tutti i continenti, ma vengono in gran parte condivisi e ricercati da popoli di razza gialla o nera che spesso hanno alle loro spalle remote tradizioni di civiltà diverse, ma a volte non meno valide di quelle europee.
Perfino i gruppi umani rimasti a stadi di vita primitivi o arretrati guardano alla nostra civiltà come a un faro di orientamento sul loro cammino. Basta per esserne convinti riflettere un momento sull'universalità della scienza moderna e dei suoi ritrovati e sul fatto che i presupposti di essa si trovano nelle scoperte del genio europeo, incarnato in uomini come Keplero, Galilei, Newton e Einstein. Ora, se consideriamo che la civiltà europea affonda le sue radici in un terreno di tradizioni e di istituti che risalgono, in buona parte, all'opera civilizzatrice dei Romani, siamo in grado di misurare quanto il mondo moderno deve all'eredità dell'antica Roma e, in particolar modo, quanto di essa abbiano saputo mettere a frutto i popoli europei. Nelle scienze, nelle invenzioni, nei ritrovati tecnici, la civiltà romana non ha segnato nessuna conquista importante; essa si è limitata ad adottare i risultati raggiunti dagli Orientali e dai Greci perfezionati nell'età ellenistica. Nel campo militare invece, dell'amministrazione, del diritto, i Romani hanno stampato nei paesi da loro assoggettati orme gigantesche destando ovunque la coscienza di un'unica civiltà e di un unico Stato, specialmente dopo che la cittadinanza romana venne, con l'Editto di Caracalla, estesa a tutti gli abitanti dell'Impero. I sistemi di governo e di organizzazione economica dei Romani, le loro leggi, le strade, le costruzioni monumentali, connesse col funzionamento e lo sviluppo ordinato della vita delle società umane, attraverso le modificazioni, le rettifiche e le aggiunte introdotte nel corso della loro lunga storia, hanno formato per i popoli sorti dalle rovine dell'impero di occidente dei sicuri poli di orientamento sulla via del progresso. Non tutti questi popoli hanno però utilizzato con uguale intensità e costanza il retaggio di Roma; mentre quelli delle regioni settentrionali dell'Africa dalla Libia al Marocco entrarono, a partire dal secolo VII, nell'orbita dell'Islam, più soggetti all'influenza e alle memorie di Roma rimasero invece le popolazioni dell'Europa centrale a sud del Danubio e ad occidente del Reno e quelle delle isole Britanniche. Dove però la tradizione romana si mantenne più feconda e preponderante fu nei paesi cosiddetti "neolatini", in quelli cioè la cui lingua conservò sia pure con intrusioni di voci barbariche o dialettali, l'impronta della matrice latina: in Spagna, in Portogallo, nella parte del Belgio di lingua francese (la Vallonia), in Francia, in Romania e, soprattutto, in Italia.
Dei tre più validi raggi di portata universale, prolungatisi oltre il tramonto dell'impero romano - la lingua latina, il diritto, la Chiesa Cattolica - l'Italia è stata per tutto il Medio Evo e nell'età moderna il centro di irradiazione più intenso e consapevole tanto che gli Italiani nei momenti cruciali della loro storia hanno sempre provato l'impulso orgoglioso e stimolante di stringersi uniti intorno alle memorie e agli esempi di Roma. Il ricordo della grandezza di Roma, che ancora ci affascina nei resti dei monumenti e nelle vestigia del suo grande passato ci fa comprendere come, nella architettura e nella tecnica edilizia, i Romani siano stati fino ai nostri giorni maestri insuperati e come questi resti siano un patrimonio sacro che noi dobbiamo gelosamente conservare; sta però nel nostro senso di civiltà il farne un uso corretto evitando di lasciarci traviare o inebriare da grottesche e anacronistiche risonanze retoriche, come è avvenuto con catastrofiche conseguenze sotto la dittatura fascista.
La Chiesa Cattolica, che da Roma esercita il suo magistero universale, è, sotto molti aspetti e fino ad oggi anche nella lingua, la continuatrice più diretta dell'universalismo dell'antico impero dei Cesari. La lingua latina, attraverso i capolavori della sua letteratura, ha offerto modelli largamente imitati fino ai nostri giorni da tutte le letterature neolatine e, specialmente, da quella italiana. Essa è stata lo strumento che ci ha tramandato molti tesori del pensiero e della poesia dei Greci, nonché, attraverso la dottrina cristiana, l'insegnamento morale della Bibbia che sta alla base della nostra concezione della vita. Nelle nostre scuole secondarie la conoscenza della lingua e della voce degli scrittori e dei poeti di Roma sta tuttora alla base della formazione culturale ed estetica della gioventù.
La tradizione giuridica romana e, in particolar modo, la codificazione giustinianea, ha costituito la traccia più valida di tutte le legislazioni del Medio Evo e di gran parte di quelle dell'età moderna fino al Codice di Napoleone: molti dei suoi principi, soprattutto per quanto riguarda il campo del diritto privato, sono ancora presenti nelle legislazioni contemporanee.
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Mosaico:
decorazione ottenuta con l'accostamento di piccole pietre di vario colore, disposte in modo da comporre un disegno. Il mosaico era già molto usato presso i Romani, che ne ornavano pavimenti e pareti. I Bizantini fecero del mosaico il principale ornamento dei loro edifici e ne lasciarono stupendi esempi. Il mosaico fu il tipo di decorazione usato fino al XIII secolo, quando prevalse l'affresco.
Vicario:
colui che fa le veci di una persona più importante. Nell'ordinamento di Diocleziano il vicario imperiale era un funzionario civile e perciò veniva dopo il prefetto del pretorio.